Boléro, Milano, Settembre 2020

 

La Scala riapre e io ho un posto in palco fantastico: il golfo mistico è coperto e il tavolo rosso di Bolero è proprio davanti ai miei occhi. Il gala è sinora straordinario per bellezza e bravura dei protagonisti. Abbiamo avuto anche in prima mondiale una coreografia di Bigonzetti su musica di Mozart per due danzatrici. Splendidi i costumi neri e potente il susseguirsi dei movimenti mai in contrapposizione rispetto al disegno ritmico e melodico del salisburghese. Ogni brano un gioiello e ovviamente il più atteso è Bolero. Roberto Bolle lo interpreta per il terzo anno consecutivo. Nel 2018 mi aveva colpito il gesto delle braccia che si sovrappongono al volto per poi scoprirlo: a me aveva suggerito il disvelamento della sua personalità, la rivisitazione in chiave autobiografica di un lavoro ormai classico. Nel 2019 invece il crescendo del balletto mi era parso pilotato dalla luce come forza vitale.

Nel 2020 la prima suggestione mi arriva dalla posizione dell’orchestra: di colpo mi tuffo a ritroso nel tempo fino al lontano 1999 al Palais Omnisports di Bercy a Parigi per la IX Sinfonia di Beethoven sempre nella versione coreografica di Béjart. Man mano che nella partitura intervengono nuovi strumenti la luce illumina a poco a poco i musicisti: effetto visivamente geniale. La nuova prospettiva guida il mio sguardo su due posizioni che si alternano varie volte nella coreografia: il corpo eretto, la testa rovesciata all’indietro e gli occhi che guardano il cielo, per poi ripiegarsi, avvicinarsi alla terra, con le spalle e le braccia protese verso il basso. Penso a una sorta di preghiera perché dall’alto arrivi pietà e sollievo per le sofferenze del pianeta. Nell’interpretazione di Roberto intravvedo una certa solennità. L’occasione è storica e allo stesso tempo l’orizzonte continua ad essere incerto, il futuro provvisorio. Tutte queste sfumature sono ben presenti nelle intenzioni con cui Roberto affronta i vari passaggi fino al finale travolgente.

Applausi e sorrisi per il rinnovato incontro tra l’artista e il pubblico. Una festa. Torno a casa chiedendomi quando potremo tornare a festeggiare con Roberto.

Susy

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