Caravaggio, Buenos Aires, Maggio 2023

 

28 maggio

Finalmente entro al Colon. La precipitazione per avere i posti migliori è vana, in palco c’è già una coppia.
Le ballerine del corpo di ballo non indosseranno le scarpe da punta perché non arrivate. Non sarà l'unica differenza rispetto alla creazione berlinese del 2008.
Il balletto non vuole essere autobiografico, anche se il protagonista si chiama Caravaggio: lo dimostrano i nomi delle altre figure che si alternano in scena. La coreografia sembra creata sulla plasticità di Roberto Bolle, che ben poco ha in comune con quella efebica di Malakhov per il quale Bigonzetti aveva concepito il lavoro. Dalla prima apparizione lui è completamente padrone della scena e del ruolo. La musica di Monteverdi nell’orchestrazione di Moretti è più corposa e completa la filosofia alla base dello stile coreografico. Netto il contrasto tra la prima parte, in cui i protagonisti si alternano alle masse, quasi a indicare il tema dell’artista che cerca di esprimere la propria visione originale in dialogo con la realtà del suo ambiente, e la seconda in cui non esiste altro che la sua opera, il frutto della sua tormentosa ricerca.

Un gesto si ripete: Caravaggio alza le mani a coppa, come per catturare l'ispirazione. La novità artistica, in rottura con l'idealizzazione di maniera, è simboleggiata dallo sfiorare i volti, forse per coglierne la verità e forse per valutarli come modelli. Vita comune, gente comune. Il soggetto divino sbocciato da corpi del popolo, in un rinnovato spirito evangelico.

La chiave del lavoro di Caravaggio è la Luce, personificata da un'esile Maria Khoreva che si giova della sua flessibilità e della popolarità tra i giovani del pubblico. Nell’impianto luminoso del balletto si passa dal rilievo statuario delle composizioni alle lame di taglio che feriscono a sangue più di armi affilate. Fino a quando brevi istanti senza musica si riempiono del rumore del mare e l’artista è isolato come il Caravaggio approdato a Malta. Creatore e creatura sono una cosa sola, mistero difficile da comprendere se non astraendosi da ogni riferimento e accogliendo il messaggio spirituale e corporale a un tempo.
Applausi sempre più scroscianti dilagano infine al calare del sipario, più intensi per Maria Khoreva e trionfali per Roberto Bolle.
All’uscita una lunga fila di persone in attesa fanno stupire quasi fossimo in Giappone. Passa tanto tempo prima che finalmente i due artisti ospiti, liberi da impegni istituzionali, appaiano e il gruppo degli irriducibili si è ridotto a una manciata di ammiratori.

30 maggio

Stasera sono ancor più sfortunata e, pur entrando in teatro tra i primi, trovo il palco già occupato da 4 persone. In realtà la visione del palcoscenico è migliore rispetto alla prima recita, anche se è aumentata la distanza.
Roberto è ancora più perfetto, il pubblico ancora più caloroso e si moltiplicano gli applausi a scena aperta. L’attesa all’uscita degli artisti è piuttosto breve, non essendoci impegni post spettacolo i due protagonisti possono dedicarsi ai loro giovani ammiratori, muniti di scarpe da ballo da far autografare.

31 maggio

A teatro ho un posto accanto al corridoio centrale della platea, la cui pendenza è sufficiente per vedere bene. Si capisce subito che la recita è fuori abbonamento e gli spettatori sono scatenati. Al termine di ogni quadro coreografico sale il calore con cui tutti i danzatori vengono applauditi, negli assiemi, nei passi a due, nella transizione dalla vivacità al crescendo drammatico. Alla fine tutti in piedi con i cellulari che filmano a raffica, Roberto viene acclamato come una rockstar.
Con l'ultima recita di Roberto finisce la mia trasferta magica in terra argentina, tre spettacoli da sogno in un teatro opulento e con un promettente ricambio generazionale per quel che riguarda il pubblico. Mi auguro che anche la sorte della compagnia di ballo sia altrettanto felice.

Susy

 

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