Bolle:
«Con
cappotto e parrucca stavolta nessuno mi riconoscerà»
16
dicembre 2006
Corriere
della Sera
Italiano
(c)
CORRIERE DELLA SERA
DANZA
/ Dopo l'Aida, il ballerino torna alla Scala per lo
Schiaccianoci
Un
artista deve avere coscienza del proprio ruolo
A
detta della critica «L'Aida»
della Scala resterà
negli annali anche per il trionfo di Roberto Bolle. L'étoile
(il cui successo ha indispettito il tenore Roberto Alagna, protagonista, dopo il
clamoroso abbandono, dello show in piazza Scala rimbalzato ieri sulle pagine del
«New York Times»)
si appresta stasera a un debutto da «suspense».
Alle 20, al Piermarini, il sipario si leverà
sulla «prima»
dello «Schiaccianoci»
di Nureyev, ripreso da Aleth Francillon e già
esaurito in tutte le recite.
Bolle,
come mai è con il fiato sospeso?
«La mia partner, Lisa Cullum,
arriva da Zurigo solo oggi. Avremo pochissimo per provare. Sarà
una recita con un'adrenalina a mille. Lavoriamo sul colpo di reni: in questo ci
aiuta l'esperienza. La Cullum è
una grande professionista. Ho già
ballato con lei "Schiaccianoci" quattro anni fa agli Arcimboldi e una
"Bella Addormentata" all'Opera di Roma».
Dopo
il perizoma di «Aida»
che ha fatto scalpore, stasera in «Schiaccianoci»
sarà invece molto vestito...
«Sì,
arriverò
con cappotto parrucca, scarpe, pantaloni, bendato da un occhio: nessuno mi
riconoscerà fino alla fine del primo
atto. Si chiederanno: "ma dov'è
Bolle? Non so, forse, arriva dopo...Il ruolo del misterioso Drosselmeyer, che
interpreto all'inizio, è sicuramente quello più
intrigante, poi mi sdoppio nel Principe, che è
un concentrato di bellezza solare e fisicità.
Due ruoli difficili e complicati, com'è
nello stile Nureyev».
Si
è parlato molto del suo corpo:
tutta questa attenzione le ha fatto piacere?
«Il contesto alto dell'Aida
giustificava il mio costume. Il fisico è
legato alla nostra arte: oggi mi paragonano al David, e molti scoprono che
esisto, come se fino a ieri non avessi fatto nulla. Ma se ciò
può
aiutare la danza ben venga. Nel ballo la bellezza non è
mai superficiale: il corpo è
lavorato da anni di studio. Spero che il pubblico, oltre all'estetica, intuisca
la fatica».
Come
reagirebbe a un eventuale «buuh»?
«Non mi è
mai successo,
nei miei spettacoli c'è un tifo inusuale per il balletto. Due anni fa, al Comunale di
Firenze, per uno "Schiaccianoci", agli applausi finali sono sbucate
tante lucine fluorescenti, come allo stadio. Se mi accadesse di essere
"buato", non me ne andrei. Un artista deve avere professionalità
e coscienza del proprio ruolo. Sono allibito dal colpo di teatro di Alagna, ma
non credo gli gioverà».
I
programmi più importanti del 2007?
«Tenterò
la conquista dell'America, dove ho danzato una volta sola con il Royal Ballet:
debutterò
al Metropolitan di New York con l'American Ballet in coppia con Alessandra Ferri
in "Manon". E lavorerò
per la prima volta con il coreografo John Neumeier, nella "Dama delle
Camelie" sempre con la Ferri, qui alla Scala».
E
come uomo?
«Non ho in programma né
fidanzamenti, né matrimoni. Pochi amici, ma
buoni».