Excelsior, Milano, Gennaio 2012

 

 

Non vedo l'ora di assistere a Excelsior, mi piace troppo: mi riempie di allegria il ballo grande, questo cammeo tutto italiano antenato della rivista, che ha riscosso successo nella tournée parigina del 2002 e a dicembre 2011 a Mosca. Collocato all'interno del contesto in cui è nato, affascina perché rispecchia l'ottimismo degli uomini di fine 800, quelli che guardavano al nuovo secolo con grandi speranze, quelli che sottolineavano l'affermarsi del nuovo ceto borghese, che ben conosce la fatica quotidiana del lavoro; quelli che per le loro caratteristiche avvertivano la necessità di evidenziare una cultura che non si è formata sui classici; quelli che speravano e credevano nella fratellanza delle nazioni e nell'idea di un mondo nuovo. Trovo che le parole di Fedele D'Amico, musicologo e critico ben rispecchino questo pensiero: “ Il ridicolo dell'Excelsior esiste solo per chi si rifiuta di partecipare a un'ilarità insaporita degli effluvi spontanei, non filtrati, di un'epoca; anche se questa ilarità crepita su ideali, a conti fatti, validissimi”. 
Ho incontrato Excelsior dal vivo, per la prima volta agli Arcimboldi, una serata quasi estiva, ricordo ancora avevamo in macchina una bollerina al suo primo spettacolo. Dieci anni dopo, siamo in pieno inverno, ma anche stavolta abbiamo un novizio per La Scala dal vivo, Valerio. Insieme a noi anche Andrea, uno dei pochi eletti che ha assistito al Bolle & friends al Colosseo e che, a distanza di tempo, confessa di aver fatto di tutto per poter essere presente in quella cornice così speciale. Trovati per pura fortuna i biglietti, tanto che si pensava al posto in piedi e ci eravamo già organizzati per partire, siamo pronti a immergerci nell'Excelsior di oggi insieme ai ricordi dell'Excelsior di ieri.
Partiamo, in macchina si rifinisce l'omaggio al nostro Divino, omaggio che il Divino vedrà solamente all'uscita artisti, intanto si chiacchiera, si spiega il balletto, si risponde alla curiosità dei due cantanti che con mille domande ed osservazioni comparano Canto e Danza trovando elementi che le differenziano, ed elementi che le accomunano.

I ragazzi hanno due ottimi posti, sono in galleria centrale, davanti, noi siamo in terza fila dietro, quindi… ci gustiamo il balletto in piedi... ma nonostante questa situazione non proprio comoda, i piedi non riescono a star fermi, ti viene voglia di canticchiare i motivi suonati dall'orchestra al gran completo, ci sono momenti, come il quadro del telegrafo, che ricordano quante volte in sala danza abbiamo provato per l' Excelsior della scuola.
Aspetto con trepidazione il passo a tre fra Luce-Oscurantismo e Schiavo, mi piace, lo trovo poetico in un balletto dove sono le masse le protagoniste, un momento prezioso che si distacca dal resto. Il passo a tre non c'è e ci rimango male, si passa direttamente al quadro successivo. Sono curiosa di vedere il Divino: lo Schiavo ha un momento breve di presenza sulla scena, ma compendia tanti elementi tecnici della danza: il passo a due ed una variazione con salti e batteria, caratteristici dell'uomo e per un ballerino dell'altezza di Roberto si sa che la velocità della batteria comporta qualche difficoltà in più che richiede più prove e più sforzo, ma che ancora una volta sono certa il nostro Divino saprà come affrontare. Ripeto, sono passati 10 anni, Roberto fra qualche mese compie 37 anni... ne aveva 27 l'ultima volta che l'ho visto in questo ruolo.... la performance mi lascia senza parole: si mescola nei miei occhi il passato con il giovane ballerino ed un'esecuzione indescrivibile ed il presente con una maturità espressiva ed una gestione del palcoscenico che solo l'esperienza ti danno. Ed intanto mi vengono in mente le parole di When we were young, una canzone in cui si parla di come siamo oggi e di come eravamo ieri. Mai avrei pensato di rivedere Roberto in questo ruolo che ha accompagnato i bollerini agli Arcimboldi e che ha scandito tanti suoi gala, pensavo fosse archiviato. Una bollerina di vecchia data l'ha definita una sfida contro il tempo, una sfida che il nostro eroe vince. Vederlo sul palco mi ha fatto pensare che in questo caso la divinità che meglio lo rispecchia è Marte, non perché è il Dio della guerra, perché è un Dio che rappresenta la virtù e la forza della natura, protettore per eccellenza e Dio guida delle genti italiche.

E' un trionfo di applausi e di chiamate e l'uscita artisti è murata: attiriamo l'attenzione di Roberto con il nostro manufatto “Schiavo Divino” e riusciamo anche a fermare il momento con una foto di gruppo :).

Roberto se ne va accompagnato dalla folla che lo segue, salutiamo le gemellate giapponesi ed i bollerini provenienti da tutt'Italia (che bello vedere anche gli amici ravennati, era tanto che non li vedevo) che si fermeranno a cena insieme (eh sì perché stare insieme è tanto bello, che sebbene la giornata di ieri sia stata dedicata al raduno oggi si ha ancora voglia di vedersi e parlare). Il ritorno a casa avviene in mezzo alla nebbia e fra le risate che sdrammatizzano un ritorno altrimenti stressante, penso che in fondo la nebbia ci prepara al prossimo spettacolo in mezzo alle villi: Giselle …. stiamo arrivando :)

Sara

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