Gala des étoiles, Milano, Aprile 2011
27 aprile Questa serata impropriamente chiamata – a mio avviso - Gala des Etoiles ( meglio sarebbe stato chiamarla in altro modo perché di étoiles ce ne sono veramente pochine… ) ha il pregio di presentarci Roberto nel debutto di due nuovi ruoli. Giovanna 29 aprile Quando 7 anni fa era
circolata l'ipotesi di "Canti di un giovane errante" per le due
étoiles scaligere fresche di nomina avevo avuto delle perplessità. Una
coreografia creata espressamente per determinati interpreti nel passaggio ad
altri è inevitabile che muti il significato simbolico: nelle varie recite in
cui l'ho vista nell'arco di 30 anni ha assunto diverse sfumature. Il testo
racconta di un giovane, eppure in scena ci sono due danzatori, con costume
identico ma di colore contrastante. Che identità dare al personaggio vestito di
rosso? Forse il doppio del giovane, forse la sua anima combattiva o il suo
maestro o il suo destino. Se inizialmente aveva l'impatto dello star-system,
quando Nureyev iniziò a ballarlo con giovanissimi sembrava più un rapporto
padre-figlio. Poi la grande commozione di vedere la coppia Hilaire-Legris,
talmente simile a Nureyev il primo e talmente suo doppio il secondo da chiudere
il cerchio e segnare il ritorno all'inizio. Ma Massimo Murru è troppo diverso
da Roberto Bolle, e quest'ultimo una star di grandezza incomparabile... dunque
quale sarebbe stato l'impatto di questo passo a due maschile? Non volevo
scoprirlo e non avevo acquistato i biglietti per la serata Béjart di dicembre
2009. Poi tutto è stato rimandato di un anno e mezzo e ancora mi rifiutavo di
prendere un biglietto. Mi ha convinto il debutto del Divino nel passo a due da
Orpheus. Ci sono piccoli dettagli che mi infastidiscono subito, non appena risuonano le prime note. Fortunatamente il secondo développé in relevé riesce e posso osservare altro. Sembra interminabile il tempo in cui Roberto è nella sua enigmatica immobilità, ma che meraviglia quando si anima e la sua presenza scenica comincia ad incombere, con leggerezza ed autorità. Ci sono passaggi talmente belli che vorrei fissarli per sempre, ma non vedo dialogo con il compagno, anzi ad un certo momento il compagno sembra essersi trasformato in compagna talmente è esile e femminile. Il passaggio finale mi lascia nel dubbio che le luci non abbiano funzionato a dovere, o che i tempi di sospensione siano stati anticipati, fatto sta che manca il dramma dello sguardo volto indietro a cercare come ultimo simbolo (è diventato il penultimo). Corro nel foyer e una delle mie compagne di viaggio condivide le mie obiezioni. Entrambe non ci siamo commosse, mentre le altre, più giovani per confronti, sono meno critiche. Intorno a noi passano parecchi danzatori, tra cui anche Maria Eichwald. Ora ci aspetta la parte 'spezzatino' del gala e solo alla fine tornerà in scena il Divino nell'attesissimo Orfeo. Man mano che si susseguono i brani sono sempre meno convinta. Ci sono coreografie che non mi dicono più nulla, ma il pubblico si diverte con gli zomponi. Come sempre è un problema legato alla consuetudine: ormai mi interessano solo i valori simbolici dei passi, tanto che nemmeno il decantato Sarafanov mi convince più nei suoi exploit un tempo folgoranti. Su Vogel sorvolo per non inveire contro uno spreco assurdo. Per fortuna che arriva Nureyev a farmi battere il cuore. Nel passo a due da Cenerentola ritrovo un mondo d'incanto, per l'omaggio ai film di Fred Astaire e Ginger Rogers, per il tributo al talento inarrivabile di Sylvie Guillem, per il felice ritorno in palcoscenico di Hervé Moreau (impossibile dimenticare il suo eccelso Onegin parigino di due anni fa). Come mi piace il connubio con la partitura, come mi piacciono i passaggi in parallelo! E pensare che non sono riuscita a vedere il Divino come attore vedette, perchè nel 1998 avevo avuto in regalo un biglietto per vedere Alessandra Ferri che ancora non era la sua partner e perchè poi lui non l'ha più ballato. Poi, in chiusura il miracolo: mentre la melodia idillica dell'andante composto da Stravinsky lascia sperare nella felicità della riunione di Orfeo ed Euridice, l'accompagnamento è lugubre. Il genio di Neumeier ha creato qualcosa di straordinario nella sua poesia, con un'urgenza di gesti in bilico tra manifestazioni di affetto e tormenti dolorosi. Anche qui tanti bellissimi passaggi in parallelo e un affiatamento evidente tra Roberto e Hélène Bouchet. Ora più che mai sono impaziente di vedere il balletto completo affidato all'interpretazione di chi l'ha ispirato. All'uscita degli artisti c'è gran folla e Roberto arriva ultimo. Concede autografi e foto con il suo sorriso smagliante e la sua pazienza infinita. Siamo riuniti fuori, sotto il portico e siamo gli ultimi ad avere il suo Ciao prima di allontanarci in direzioni opposte per rientrare. Ci saranno ancora ore di analisi e confronti e solo alle 3 riesco finalmente a dormire. Susy |