Gala Fracci, Milano, Aprile 2022

 

Credo che da lassù, ovunque sia, sabato sera abbia applaudito anche lei... la divina Carla Fracci, perchè l'omaggio che il Teatro alla Scala le ha dedicato è stato davvero un evento meraviglioso.

Uno spettacolo di quasi 3 ore, con i migliori ballerini del Teatro e la graditissima presenza di Marianela Nuñez, oltre ad Alessandra Ferri, altra icona mondiale senza tempo.
Alle 20.00 si apre il sipario, sullo schermo compaiono alcune immagini di Carla Fracci, dagli esordi fino agli ultimi anni della sua carriera. Applausi.
Ogni coreografia, durante tutta la serata, era preceduta dalle immagini di Carla che interpretava il brano che poi sarebbe stato eseguito.

La scelta di ogni brano è stata perfetta, ogni coreografia ricordava Carla e i ruoli più significativi della sua vita.
Senza seguire l'ordine cronologico del programma, penso a ciò che più mi ha colpito ed emozionato, perchè per me, inesperta in materia, la danza è questo: stupore ed emozione.
Il primo pezzo che mi viene in mente è Cachucha, un brano a me sconosciuto, anche il titolo... ammetto la mancanza... interpretato sabato da Caterina Bianchi.
Bello! Davvero bello! Una musica classica con quelle note di flamenco, il vestito spagnoleggiante della ballerina, le scarpette nere col tacco, il suono delle maracas, un mix di passi di danza classica e gitana, gradevolissimo da vedere e da ascoltare. Il bello del teatro è anche questo: scoprire ogni volta qualcosa di nuovo!
Lo Schiaccianoci, qui passiamo ad un classico intramontabile, con Nicoletta Manni e Timofej Andrijaschenko, la mia coppia preferita sul palco e al di fuori del teatro. La loro intesa si percepisce sempre quando ballano insieme. Bravissimi entrambi, sorridenti, leggiadri e tecnicamente perfetti, accompagnati dalla coreografia del corpo di ballo, una coreografia calda e avvolgente, fatta di corpi che si muovono in perfetta sintonia, amalgamandosi in uno spettacolo davvero piacevole.
Giselle è un altro classico che non ha bisogno di presentazioni: il corpo di ballo del Teatro alla Scala accompagnava le soliste Alice Mariani, Caterina Bianchi e Agnese di Clemente: che bello vedere tutte quelle ballerine nei loro abiti bianchi volteggiare sul palco. Quando idealmente si pensa ad un balletto classico, credo che nella mente si visualizzi Giselle.
Excelsior invece è una altro genere, una coreografia più forte, intensa, e secondo me, sempre inesperta, tanto faticosa, fatta di jetè, grand jetè, fuettès, pirouettes. Bravissimi Camilla Cerulli e Mattia Semperboni.
Cherì è un altro brano che non conoscevo: una camera da letto, un amore complicato fra un ragazzo giovane (Nicola del Freo) e una donna matura, Emanuela Montanari, che proprio sabato sera ha salutato Carla Fracci e il palco del Teatro alla Scala. Il pensiero che qualcosa di magico come la carriera di una ballerina abbia una fine a me mette sempre un senso di tristezza, perchè per me è talmente emozionante vedere e sentire la danza seduta su una poltrona, che penso a quanto possa esserlo viverla sul palco... vedere il pubblico, sentire gli applausi. Mettere una fine ad una capitolo della propria vita così intenso deve essere tanto difficile, è stato bello e caloroso il saluto dei colleghi e del pubblico al termine dello spettacolo.
L'intramontabile Alessandra Ferri, insieme a Carsten Jung, ha proposto un estratto del balletto che a breve sarà anche in altri teatri "L'heure exquise": una ballerina matura che, in un'atmosfera malinconica, ricorda i giorni felici. Una coreografia composta, sentita, intensa.

Ed ora, last but not least, colui che tutti aspettavamo... il Divin Roberto, che insieme all'altrettanto divina Marianela Nuñez, ha interpretato due brani classici della danza: il primo è stato La vedova allegra, di Ronald Hynd. Un ambiente domestico, un tavolo, due sedie, una bottiglia di vino, una storia d'amore, Roberto in smoking e coi baffetti (che ci piacciono solo perchè fanno parte del costume di scena!), Marianela in abito bianco, elegante, leggera... leggera nelle movenze ed evidentemente anche per Roberto, che la alzava, e la faceva volteggiare come se fosse una bambolina. Esile è esile, eh... ma è pur sempre un corpo umano da sollevare, che però tra le sue braccia perde ogni forza di gravità. Applausi finali, ovviamente.
Il secondo, e penultimo brano, da loro interpretato, è invece stato Onegin, che personalmente non vedo l'ora di vedere interamente a settembre. Un'altra storia d'amore sofferta (e quando mai le storie d'amore non sono sofferte in teatro?), la camera da letto, il tavolino, lo specchio, Marianela splendida in quell'abito bianco impalpabile, che la accompagnava nei movimenti e ne evidenziava la fluidità, morbida e delicata, leggera come un fuscello; Roberto in abito nero, che guidava i movimenti di lei, due partner eccellenti di cui si percepisce l'intesa perfetta. Io non l'avevo mai vista questa coreografia, mi è piaciuta moltissimo.

Siamo ormai giunti alla fine, l'ultimo pezzo è Symphony in C di Bizet, un finale allegro, una musica vivace, c'era tutto il corpo di ballo, il palco pieno di ballerine in tutù bianco e ballerini in nero; braccia, gambe, piedi che si muovono all'unisono creando un effetto sicuramente di forte impatto. Ero affascinata da tanta perfezione tutta insieme, perchè basta un piede fuori posto perchè si noti un errore... e invece è stato tutto impeccabile.

Gli applausi finali hanno accompagnato il saluto di tutti i ballerini davanti all'immagine di Carla che riempiva tutto lo schermo dietro di loro, e i saluti di Emanuela al suo amato pubblico. Applausi sentiti, e meritatissimi, per tutti i ballerini che ci hanno fatto passare una serata piena di bellezza.



A fine spettacolo io mi fermo sempre all'uscita, sperando in un veloce incontro con Roberto e con gli altri ballerini, incontro che c'è stato, perchè tutti si sono fermati, e come sempre sono stati carini e disponibili per foto e autografi. Anche Roberto, che dopo aver pazientemente accontentato le richieste delle tante sue fan, si è allontanato a piedi insieme alla sua mamma e alla sorella, con l'umiltà di una persona qualunque, che lo rende semplicemente speciale.

Lisa

Andare alla Scala ad assistere ad uno spettacolo è sempre un' intensa emozione, ancor di più quando si tratta di un balletto in cui danza Roberto Bolle.
Ogni volta è un sogno rinnovato divenuto realtà. La magia si ripropone intatta.
Questa volta ero in galleria, e devo dire che stare in galleria mi piace molto.
Si ha una visione ampia di tutto il bellissimo teatro, con un solo colpo d'occhio tutto è lì, davanti, un unico grande abbraccio.
E questo primo Galà dedicato all'amata Carla Fracci l'ho vissuto coralmente, insieme a tutte le persone lassù con me, un solo sospiro.
Chi in piedi (io), chi mezzo seduto, tutti rapiti dalla bellezza del palcoscenico animato.
La meravigliosa precisione dei movimenti, l'incanto delle storie, la musica che porta via sulle sue melodie, tutto mi è arrivato dritto nell'anima, e nulla esisteva più.
E ho apprezzato condividerlo con tante persone, proprio lassù, in cima, in cielo. Quasi si moltiplicasse la felicità.

Ho adorato Carla Fracci, per me era bello pensare di poterla incontrare nella nostra indaffarata Milano, così per caso.
Da bambina sognavo sulle sue punte, con la sua eleganza, il suo sorriso dolce anche da adulta mi ha sempre trasmesso tanto affetto.
È stata per me una di quelle persone il cui solo pensiero che esiste mi fa star bene, ecco.
E non potevo mancare al primo Galà per lei!
Il tempo è passato in un attimo.
Io mi sono sentita Cheri, e poi Giulietta, e ancora la ballerina ageé, ho danzato ogni passo e respirato ogni respiro con loro.
Mi succede un transfer quando vedo ballare: io non sono più io, sono la ballerina che soffre e ama sul palco in quel momento. È per me la straordinarietà della danza, che si rinnova ogni volta.

Il finale è stato un tripudio di perfezione e bellezza.
Tutto il corpo di ballo si muoveva insieme, dentro la musica.
E questo mi ha fatto riflettere su quanto sia bella la diversità, e nello stesso tempo quanto sia importante, invece, in alcuni momenti vibrare all'unisono, senza distinguersi, per una sola grande energia.

Paola

Serata scaligera imperdibile per vari motivi. In sala ci sono tanti esponenti del mondo della danza, dagli artisti ai critici, italiani e stranieri. Ci sono anche molti degli amici con cui condivido la passione per quest'arte e che negli ultimi due anni non avevo potuto incontrare a causa della cancellazione di intere stagioni teatrali. Insomma, dal primo all'ultimo istante una festa, così da rendere viva l'eredità di Carla Fracci.

Tutti i danzatori, dai più giovani ai più esperti, danno il meglio di sè e anche le impegnative coreografie di Nureyev vengono rese con il piglio giusto: mi fa sempre piacere gustare il passo a due del balcone di Romeo e Giulietta o l'adagio del passo a due di Schiaccianoci nella lettura inconfondibile del Tartaro volante.

Confesso che il motivo più intrigante è ammirare Roberto Bolle che interpreta di nuovo il ruolo di Danilo a 25 anni di distanza dalla volta precedente, quando ancora non avevo cominciato a seguire i suoi spettacoli: che carriera strepitosa! Il passo a due dalla Vedova allegra è troppo corto e vorrei tanto vedere il balletto intero danzato da lui. Mi faccio prendere dall'incanto delle note di L'heure exquise, che poi tornano nella coreografia di Béjart proposta da Alessandra Ferri.

L'ammirazione per Roberto danzatore si somma a quella per Roberto divulgatore: in scena ci sono i due brani dal balletto La strada di Mario Pistoni che lui ha inserito nell'edizione di due anni fa del suo programma televisivo Danza con me: è davvero il primo della classe, ispiratore e punto di riferimento della danza.

Susy

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