Giselle, Milano, Aprile 2015

 

7 aprile

Quando va in scena Giselle e io non posso essere presente, mi girano ampiamente le scatole. Più lo vedo e più lo vedrei, è un balletto che non smette mai di stupirmi, di coinvolgermi e di piacermi: me ne innamoro ogni volta come se fossi alla prima visione, quindi rimugino e brontolo come una pentola di fagioli perché mi perderò questo balletto meraviglioso. Invece...... mai dire mai..... una serie di circostanze fortunate, mi vede con pomeriggio e serata di vacanza, la tentazione è forte e parto, all'avventura, in macchina da sola, senza biglietto, come ai vecchi tempi. Mi sembra di essere tornata ad allora.... non mi pesa neppure il pensiero del ritorno senza compagnia, unica incognita..... il biglietto. Non ho previsto il traffico del rientro post Pasqua, ma nonostante l'andamento ad elastico riesco a recarmi in biglietteria, dove mi consigliano di aspettare l'apertura della biglietteria serale. Aspetto ed al mio arrivo mi metto in coda, davanti a me diverse persone che cercano i biglietti... ci comunicano che ce ne sono pochi. Ce la farò? Tocca a me quando il sistema si blocca: non solo non si vedono i posti disponibili, ma non è neanche possibile stampare i biglietti. Aspettiamo..... 19:30, 19:40, 19:50... mi viene da piangere....... l'illusione dello spettacolo ed invece la beffa :( magicamente alle 19:55 il tutto riparte ed ho in mano il mio biglietto. Corro all'entrata, volo al mio posto, sono sopra il palco...... è un punto di vista insolito: in primo piano ci sono i visi con le emozioni dei ballerini, capisco subito che anche questa Giselle mi darà qualcosa di nuovo. Zakharova è in vero stato di grazia: sebbene nello sciogliersi i capelli ci sia qualche intoppo mi commuove nella sua scena della pazzia. Ha gli occhi lucidi, pieni di lacrime, come se la sua anima straziata urlasse la sua disperazione per un futuro solo sognato ma che nella realtà non esiste più. Quando rivivendo i momenti belli ed intensi di questo amore la lucidità la riporta al presente, con ultimo sguardo intenso e sofferente dice addio ad Albrecht con una sola domanda: “ti ho amato da morire e con tutto il mio cuore, perché mi hai fatto questo?”. Non è un'accusa, ma una incredulità di fronte a quello che succede: c'è nel suo ultimo sguardo una sofferenza indescrivibile e tutto l'amore che nonostante tutto sente. Sublime Zakharova. Questo sguardo entra dentro Albrecht, lo scava, lo svuota ed il colpo di grazia gli viene inferto dalla madre di Giselle che con un'occhiata intensa e prolungata gli dice “Tu l'hai uccisa! Ma che razza di uomo sei?”. Mentre il sipario si chiude, penso alla bellezza ed alla ricchezza di un'arte come la danza: senza parole, attraverso i gesti, colora le emozioni. Lo stesso gesto accompagnato da uno sguardo, fatto più lentamente o rapidamente assume un significato piuttosto che un altro.... la danza è l'arte del dettaglio, questo aspetto è affascinante ed intrigante.

Durante l'intervallo chiacchiero con i miei compagni di palco, parliamo in inglese, mi chiedono di spiegargli alcune cose sul balletto e suggerisco loro cosa osservare nel secondo atto e quali sono i significati di questi momenti. Le luci si spengono ed eccolo lì il nostro Albrecht, con il suo mantello ed i fiori fra le braccia. Lo avevamo lasciato in fuga, rincorso dal rimorso e dal senso di colpa, e lo ritroviamo affranto, distrutto dal dolore, per compagna di viaggio la sofferenza, con un continuo turbinio di domande su quanto è successo. Si ferma ed alza lo sguardo, il dolore nei suoi occhi trafigge, svuota, chiede a noi pubblico un po' di conforto e comprensione. Lo osservo attentamente e mi dico che Roberto Bolle è davvero un grande: a 40 anni, all'apice della carriera e del successo, ancora lavora e si spacca la schiena per arricchire il personaggio che interpreta. Non taglia il numero di entrechatsix e li esegue senza braccia come fa da sempre, non se li sconta o non li danza in modo diverso, ma continua a lavorare sodo, ad impegnarsi e a sudare per mantenere cristalline le caratteristiche che ha dato in questo momento al personaggio di Albrecht: lo stimo perché con questa sua scelta rispetta il pubblico, rispetta sé stesso e rispetta la coreografia. Il sipario si chiude con lui in ginocchio: l'amore gratuito e senza misura di Giselle lo ha perdonato, ma Albrecht non riesce a perdonarsi ed i tormenti e sensi di colpa lo accompagneranno per sempre, ricordandogli che innamorarsi è una cosa ed amare un'altra.
Tanti applausi da parte del pubblico, meritatissimi anche quelli di Mick Zeni, un Hilarion di pregio, crudele e cinico al punto giusto. Dalla mia posizione sono flashata dagli scatti fotografici che si scatenano al momento degli applausi, mi sembra di essere ad un concerto rock, fra i flash che ti ubriacano e le urla dei fans. Ammetto che da altre posizioni ti accorgi che ci sono ma non ne hai la stessa impressione. Davvero uno spettacolo meraviglioso, la Giselle migliore che ho visto da Zakharova-Bolle. Mi piacerebbe solo che venisse ripresa la posa in arabesque al termine del passo a due del secondo atto. L'uno vicino all'altro lei in piedi e lui in ginocchio, perde un po' di magia.

Mi porto all'uscita artisti, Roberto esce circondato dai fans che pretendono autografo e foto. La pazienza che ha è veramente incredibile, soprattutto pensando che il bagno di folla è quello che lo attende ogni sera. Tento di avvicinarmi ma è impossibile, mi dispiace non sentire nessuno che gli fa i complimenti per lo spettacolo, che invece è la cosa che mi aspetto gli dicano quando gli si avvicinano. A me non interessa la foto o l'autografo ma gli dico che il suo Albrecht rimane sempre il numero 1. Dopo tanto sudore e fatica ed emozioni per noi pubblico mi pare il minimo: una semplice frase che dia un riscontro all'Artista di quanto visto sul palco, di quello che la sua Arte ha trasmesso al pubblico.

Sara

Due giorni di emozioni. Di forti emozioni! 
Quando si tratta di Roberto Bolle..... le emozioni sono assicurate.
Un pieno di energia. Due giorni di vacanza Milanese a lui dedicati. 
Martedì Giselle alla Scala. 
Applausi a scena aperta, l'apprezzamento tangibile di un pubblico caloroso ed entusiasta.
Serata intensa, note che vibrano nell'anima, bella e perfetta l'intesa con la partner. Una Giselle dolce e delicata.
Un Principe Albrecht, romantico e giocoso nel primo atto; tormentato e struggente nel secondo atto; quando Roberto entra in scena col mantello ed i gigli freschi il mio cuore perde un battito; quando effettua virtuosismi sono calamitata e inchiodata alla sedia e mi perdo nelle sensazioni che mi suscita.

Esco accompagnata da un senso di benessere. Sono lì fuori ad aspettarne l'uscita dal teatro e ancora una volta la sua disponibilità mi stupisce, ha un qualcosa di speciale, il suo sorriso conquista, la sua risata è contagiosa. 
Torno in albergo e penso: che bello domani ancora una giornata di emozioni.
Potrò reggere tanta gioia?

Gabriella

9 aprile

Non sono certamente un'esperta di balletto, quindi dal mio commento non aspettatevi recensioni su piedi, coreografie o altre cose che nemmeno saprei pronunciare in francese. Anzi, per vuotare il sacco fino in fondo, Giselle alla Scala è stato il mio primo balletto a teatro, se si esclude una Cenerentola di quando portavo ancora i vestitini di sangallo. Peraltro tornati di moda, quindi, forse, un cerchio si chiude... 
Era anche la prima volta che vedevo Roberto Bolle dal vero ed è stata un'emozione grandissima poterne finalmente comprendere in pieno la presenza scenica, la bravura tecnica e l'intensità dell'interpretazione: doti rare da trovare tutte insieme in un artista. Doti che si possono apprezzare anche su un video, ma che certo - e scusate il gioco di parole - non si possono davvero vivere se non dal vivo. 
Torno a parlare del balletto, se no l'emozione mi sovrasta....

Giselle è un balletto romantico, di un romanticismo che, per certi versi, durante la visione mi è sembrato datato, per non dire poco progressista. La protagonista, nell'interpretazione e nella grazia leggiadra di Svetlana Zakharova, mi sembrava troppo ingenua, troppo ottocentesca. Direi maschilista, se la purezza e la bravura di Roberto Bolle non rendessero impossibile anche solo pensare a questo termine.

Ma giorni dopo ho capito qualcosa: quando soffriamo, qualcosa ci muore dentro, anche se oggi morire per amore è decisamente retrò. Una parte del nostro cuore diventa una Willy insensibile e vendicativa. Ma a Giselle questo non succede: lei ce la fa a fare in modo che il dolore e la rabbia non abbiano il sopravvento e tiene il cuore aperto, la compassione viva. Non è ancora innamorata, come avevo pensato, ma ha perdonato, è libera e nella sua danza c'è la leggerezza di chi è volato via dal passato e dalle sue catene. 
Quindi, brava Giselle, mi ricorderò di te la prossima volta che mi spezzeranno il cuore!

Anna

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