Giselle, Londra, Aprile 2006

 

 

Giselle è considerato il simbolo del balletto di tipo classico-romantico. Nato nel 1841 da una collaborazione tra Gautier e Vernoy de Saint Georges, sulla musica di Adolphe Charles Adam, prende ispirazione dal romanzo “De l’Allemagne” di Heinrich Heine. Il Gautier, leggendo tale romanzo rimase impressionato dalla suggestività dei luoghi descritti e soprattutto dalla saga delle VILLI, spiriti di giovani fanciulle morte infelici, perché tradite o abbandonate prima del matrimonio, vendicative e spettrali, incapaci di trovar riposo eterno nella morte, che ogni notte tra il crepuscolo e l’alba cercano i traditori costringendoli, con l’aiuto di serti di vischio apparentemente magici, a ballare convulsivamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengono gettati in un lago nelle vicinanze. Alla morte del traditore le VILLI si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore. Nel libro di Heine, inoltre, le VILLI provano un irrefrenabile desiderio e un amore incredibile per la danza.
Giselle ha proprio queste caratteristiche: un balletto complesso ed originale che, proprio come le VILLI, fa nascere un amore incredibile per la danza. Per me rappresenta un balletto con un significato del tutto particolare: è il primo balletto cui abbia mai assistito e, soprattutto, è il balletto nel quale è avvenuto il primo incontro con Roberto Bolle. Da quel balletto nasce la mia passione per la danza e il mio amore per l’arte ineguagliabile del DIVINO.
Un po’ di timore reverenziale mi accompagna sempre durante l’esecuzione di “Giselle” e anche questa sera, su questo palcoscenico prestigioso, mi preparo, lievemente intimorito, ad assistere a questo balletto, pregustando le emozioni che l’arte di Roberto saprà far percepire al mio spirito. Il Covent Garden è pieno in ogni ordine di posti, le luci scintillano magicamente; osservo le iniziali della regina Elisabetta II tessute sugli angoli delle tende del sipario e mi rendo conto che qui tutto è speciale, particolare, adatto a grandi performances. Guardandomi intorno, mi accomodo in platea e aspetto l’inizio dello spettacolo.

Inizia il primo atto. Siamo in un villaggio della Renania dove vive una ragazza di nome Giselle, che ha due soli amori. Uno è la danza e l’altro è Loys, un paesano dietro le cui finte spoglie si nasconde Albrecht, il duca di Slesia. Il primo amore, quello verso la danza, è ostacolato dalla madre di Giselle, Berthe, che, conoscendo la salute cagionevole della figlia ne teme la morte e, soprattutto, la sua trasformazione in una VILLI. Il secondo amore è ostacolato da Wilfried, saggio amico di Albrecht, da Hilarion, guardacaccia innamorato di Giselle ma da questa respinto, e dal fatto che Albrecht è promesso sposo di Bathilde, figlia del principe di Curlandia. Ciò nonostante, i due giovani si amano vicendevolmente e si incontrano nel piccolo villaggio. L’ingresso di Albrecht è spettacolare: avvolto nel suo lunghissimo e ampio mantello, Roberto irrompe di corsa sul palcoscenico imponendo la sua presenza a tutto il teatro che risponde con un applauso spontaneo. I due giovani amanti si incontrano e Giselle accetta la corte del giovane, di cui si innamora. Giselle e Albrecht danzano un gioioso passo a due, affidando poi il destino del loro amore allo sfogliare di una margherita, che rivela però un presagio negativo. Si appressa intanto la corte di Curlandia, reduce dalla caccia, e l’inganno di Loys – Albrecht viene svelato. Una Darcey Bussell, al top delle sue doti artistico-interpretative, esprime fino allo spasimo tutta la sua follia e tutta la sua disperazione e, infine, muore, straziata dal dolore e dal tradimento, davanti agli occhi di Roberto che rivela, nel suo sguardo sgomento, tutto l’orrore e il rimorso che sta vivendo.

Il secondo atto si apre su una radura illuminata dalla luna nei pressi della tomba di Giselle. Gli animi degli spettatori sono ancora pieni di tristezza per la fine tragica della ragazza e la scena riempie i cuori di malinconia. Hilarion, sconvolto dalla morte di Giselle, si reca presso la tomba della ragazza e qui viene sorpreso da presenze irreali, le VILLI, che prima accolgono Giselle tra di loro, e poi costringono Hilarion a danzare fino a quando, per lo sfinimento, il guardacaccia si getta nel lago morendo. Nel frattempo anche Albrecht si reca alla tomba: il suo ingresso è reso magnificamente, in un’atmosfera pregnante, ricca di tristezza e malinconia. Roberto è quanto mai compreso nel suo dolore e nel suo rimorso, i suoi passi suonano lenti e misurati: nulla deve essere svolto nella fretta, di fronte ad un dramma tanto grande. Giselle appare ad Albrecht che le chiede perdono ma sulla scena irrompono le VILLI che costringono il principe a ballare. Giselle supplica la regina delle VILLI di risparmiare Albrecht, ma la regina si rifiuta e allora lei lo protegge, sorreggendolo e danzando con lui tutta la notte. In un misto di passi a due e di variazioni singole, culminanti nell’impressionante numero di “entrechats” di Roberto, la scena viene completamente occupata dai due teneri amanti in una danza che ha come alternativa finale la vita o la morte.
Nessun balletto insegna ai ballerini l’importanza di essere attori come ci riesce “Giselle”: in questo balletto c’è più enfasi sul personaggio, e l’idea di tradurre emozioni e sentimenti in pura danza assume una notevole importanza. In Giselle i danzatori devono creare e sostenere una caratterizzazione credibile dei personaggi che interpretano. Inutile far presente che i due protagonisti ci riescono magnificamente!
La Bussell appare eterea, fragile quanto mai ed esalta la tradizione classica in tutta la sua purezza. Il ruolo di Giselle presenta e richiede alla Bussell varie difficoltà di interpretazione: intensità, mimica e capacità drammatiche nel primo atto, tecnicismo e leggerezza nel secondo. Ma l’artista britannica supera tutto questo con la sua classe cristallina. Per quanto riguarda Roberto, ormai sembrano non esistere più parole per descrivere la sua danza, fatta di eleganza, stile, fascino e tecnica. Questa coppia magnifica ed affiatata fa perdere la nozione del tempo: la notte sulla scena così svanisce, l’incantesimo delle VILLI scompare, Giselle raggiunge la pace eterna ma Albrecht rimane solo, perdutamente solo e senza amore. Su Roberto inginocchiato di fronte alla tomba di Giselle, il balletto chiude la sua storia e tutti noi spettatori ci ritroviamo emozionati ed entusiasti quanto mai, quasi calati nei personaggi stessi.

Gli applausi si fanno scroscianti: Roberto e Darcey sono costretti ad uscire più volte al proscenio a ringraziare un pubblico incontenibile e felice. Scappo allo stage door per incontrare Roberto. L’uscita degli artisti è gremita di gente che vuole partecipare ai due interpreti tutta la loro gioia e soddisfazione. La prima ad uscire è Darcey Bussell che, con grazia e gentilezza, si sottopone alla trafila di foto ed autografi: ha un sorriso che conquista e non posso fare a meno di esprimerle i miei complimenti quando mi autografa il programma. Con un sorriso celestiale ringrazia e in una nuvola di flashes si allontana. Manca ormai solo il pezzo forte che non si fa attendere: sorridente, cordiale, gentile come sempre, Roberto arriva e si intrattiene con noi. Mi firma il programma e ringrazia per i complimenti: altro non riesco a dire, bloccato dalla sua presenza, come succede a moltissimi fra noi. Poco male: spesso le parole non sono necessarie per esprimere emozioni. E i sorrisi e gli sguardi luminosi che circondano Roberto, la dicono lunga sul successo da lui riscosso e, soprattutto, esprimono alla grande il groviglio di sensazioni che solo lui sa far nascere. Alla prossima DIVINO.

Giuseppe

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