Giselle, Parma, Novembre 2004

 

 

Le giornate uggiose mi ricordano i sentimenti contrastanti che ci hanno sempre accompagnato per le trasferte autunnali di Parmadanza: da un lato la gioia di vedere il Divino Roberto Bolle, dall’altro la visibilità ridotta a causa della nebbia. Quella volta la ricordo come se fosse ieri……

Esco in corsa dal convegno di marketing per arrivare in orario. Fortunatamente i fiori freschi sono già stati ritirati da Bortolo. Alle preoccupazioni meteo si aggiunge quella relativa al Divino che lamenta dolore ad un piede. Danzerà? Non danzerà? Farà spettacolo lo stesso con qualche modifica coreografica?
Egoisticamente, vorrei ci fosse Roberto anche fermo immobile in scena: c’è bisogno di danseur noble e stasera va in scena Giselle e noi si sa che abbiamo un legame affettivo forte e particolare sia con Roberto sia con questo balletto.
Il momento dello spegnimento delle luci in sala è quello di maggior tensione…… fortunatamente nessun annuncio di cambio cast, Roberto danzerà!!!!

Ed il suo Albrecht ancora una volta ci prende ci ammalia, ci seduce e strugge nell’entrata con i gigli. Camminare nella danza è una delle cose più difficili, è un attimo rovinare con una pessima camminata quello che stai facendo, Il Divino è strabiliante ed esemplare anche in questo: camminare con classe, nobiltà ed esprimere dolore, pentimento, consapevolezza di come il futuro avrebbe potuto essere e non sarà non sono cose da tutti… C’è chi parla per ore ed ore senza di fatto dire niente (e questo sono in tanti che lo possono fare), oppure esprimere solo camminando in pochi secondi un mondo variegato da mille sentimenti contrastanti e questo solo il Divino riesce a farlo. Questo è indubbiamente uno dei momenti di Giselle che preferisco, ed Albrecht è insieme a Desiré il mio principe preferito: perché al contrario di principi di altri balletti dimostra un cuore con dei sentimenti e segue nel balletto un suo percorso, ha una sua evoluzione, penso che questo personaggio compie veramente un rito di passaggio, con un vero e proprio rito di iniziazione che porta il nostro dall’essere un ragazzo al diventare un uomo. Pensa te Divino che per raccontare il tuo Albrecht oggi ti scomodo niente popò di meno che l’etnologo Arnold van Gennep, il fautore della teoria antropologica dei riti di passaggio, che Albrecht, secondo me, compie tutti: viene separato dal resto del gruppo quando Giselle muore, ha un momento di transizione quando lui è nel bosco con le villi ed il finale, che lo riporta alla realtà, è la sua reintegrazione nel gruppo. Ah no? Si scherza mica qui!!!! Poi c’è l’altro momento clou del balletto… quei magici entrechatsix seguiti in religioso silenzio con esplosione di applausi al finale.
Mi chiedevo se ci sarebbero state modifiche coreografiche…neanche una, Roberto ha così tanto rispetto del balletto e della coreografia che non ha cambiato una virgola ed ha fatto tutto come se nulla fosse!!!

Al termine dello spettacolo lo incontriamo sul palco, dove ci aspetta in costume di scena… domandiamo subito come sta. Il suo sorriso con occhi che brillano ed aria furbetta precede la risposta “Bene” che fa intendere tante cose. Gli facciamo notare che ha fatto tutto dall’inizio alla fine senza cambi; con grande amore per il balletto ed altrettanto grande sincerità risponde: “Giselle è un balletto splendido…e fa passare tutto”. Lo salutiamo raccomandandoci di riguardarsi e riposare e ci allontaniamo pensando che questo uomo è unico!!!!!!

Sara

HOME