Giselle, New York, Maggio 2011

 

 

Al Metropolitan di NY Albrecht è il primo ruolo che Roberto Bolle – Principal dell’Abt dal 2009 – danzerà in questa stagione.
Arrivo  nella Grande Mela qualche giorno prima per poter vedere  anche gli altri danzatori che si esibiranno – nello stesso ruolo - prima di lui. Da tempo ormai ho deciso che dopo la sua ultima recita di quel titolo, in quella stagione, non ne vedrò altre.

Dopo questa Giselle newyorkese mi ci  son volute diverse ore per ritornare con i piedi per  terra…..  Un po’ preparata avrei dovuto esserlo per averlo visto  alla generale del 27 ma….. La sua Danza: che dire più di quanto è stato ripetutamente scritto? Armoniosa, elegante, perfetta  come può esser perfetta la danza  dell’essere umano. Tranquille e sicure le prese. Leggero il  tocco dei  suoi piedi quando  si posano silenziosi sulle tavole di quel palcoscenico che rimanda, amplificandolo, il rumore di tutti i passi. I suoi entrechats, 32 se ho contato bene:  solo Lui riesce a farli con le braccia aderenti al corpo portando entrambe le mani sul cuore quando crolla sfinito ai piedi di Mirta. E fin qui tutto nella norma,  quando si tratta di Roberto……..

L’altra sera, però, la sua interpretazione è stata su-per-la-ti-va!  Non c’è stata una parte di lui che – per tutta la durata del balletto - non abbia raccontato la storia di Giselle ed Albrecht! Nemmeno per un attimo durante tutto il primo atto  la sua interpretazione scema di intensità. Lo sguardo birichino mentre esce dal suo nascondiglio per schioccare un bacio sulla punta delle dita a Giselle e tornare immediatamente a celarsi;  lo scuotere del capo mentre “aggiusta” di nascosto i petali della margherita e ancora,  quando seduto sulla panca commenta per tutta la sua durata,  la danza che Giselle gli dedica  con una mimica facciale straordinaria.  Guarda, ammicca, aggrotta la fronte, mormora, scuote la testa, la china, la piega a destra ed a sinistra, fa spallucce, cazzeggia, spilucca acini di uva e commenta, osserva e controlla con interesse lo scettro di frutta che gli viene dato da consegnare alla reginetta della festa della vendemmia……. Per tutto il tempo in cui rimane in scena è completamente assorbito dal personaggio: non l’ho mai visto interpretare  un primo atto di  Albrecht così. Anche i passaggi  meno gioiosi (quando Giselle si sente mancare, quando impazzisce) sono vissuti e resi molto intensamente. La scena di rabbia e di disperazione è molto forte, una vera espressione di profondo e disperato dolore.

La sua entrata con i gigli tra le braccia , lo sguardo lontano, è un altro momento che suscita una forte emozione: si ferma, li guarda, china il volto, ne aspira il profumo e li coccola come avesse tra le braccia Giselle……  poi li depone sulla tomba sistemandoli amorevolmente quasi a formare una coperta  per scaldare un corpo infreddolito.
E che dire delle sue mani? “Parlano” per tutta la sera : quando tiene tra le braccia l’Amata cullandola e poi – disperato - si lancia su quella tomba aggrappandosi a quella croce, quasi scuotendola nel disperato tentativo di riportarla a se; “parlano” fino all’ultimo istante quando, rassegnandosi all’inevitabile, si lascia cadere in ginocchio e le dita della sua mano si aprono lentamente, quasi a fatica, lasciando scivolare a terra il fiore che Giselle gli ha donato prima di svanire nell’aldilà. Al calar del sipario applausi assordanti e, come si usa in America, una marea di fischi di apprezzamento, standing ovation. Chissà perché solo quando c’è LUI!….. Termina  così questa serata. Ancora una volta Roberto ha regalato al pubblico emozioni e ricordi preziosi  da conservare nel cuore. GRAZIE DIVINO!

Giovanna

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