Lago dei cigni, Parma, Ottobre 2006

 

14 ottobre

 

15 ottobre

Il Teatro Regio di Parma può vantare un pubblico che galvanizza i danzatori, solo per questo vale la pena sobbarcarsi il disagio di assistere agli spettacoli in posti infelici, con visibilità ridotta, che obbligano a contorcimenti, allungamenti e distorsioni fisiche varie. La versione di Lago proposta dal S. Carlo mi piace moltissimo, anche ad una seconda visione ha mantenuto intatta la sua presa pur se racchiusa in una cornice più intimista a causa delle dimensioni inferiori della scena. Non per niente ha vinto il premio Danza & Danza come migliore produzione del 1994. Bravi tutti, anche Alessandro Macario ha chiuso senza problemi la sua variazione. I due protagonisti erano finalmente rodati dopo essere sicuramente andati in scena nelle sere precedenti a corto di prove. Simona Noja andrebbe premiata per il piglio con cui ha affrontato la variazione del cigno nero dopo che il teatro era letteralmente esploso in un boato delirante per l'incredibile Sigfrido di Roberto Bolle, i cui virtuosismi vengono buttati in scena con una nonchalance irridente senza intaccare lo stile inconfondibile e la cui interpretazione è profonda e intensa. L'impresa di mantenere un tal livello è difficilissima. Alla fine le chiamate sono state una dozzina e non sembravano volersi interrompere nemmeno a luci accese in sala. Un altro bel ricordo di ParmaDanza, da affiancare al Don Chisciotte del 2003 e alla Manon del 2005.

Susy

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