Ashton revisited, Londra, Marzo 2000
Tutto sembra congiurare contro la mia presenza a
questa serata alla ROH: i biglietti sono introvabili e io sono zoppicante per
una caviglia malconcia. Ma qualcuno dal cielo mi assiste e come per miracolo mi
ritrovo seduta in uno dei posti migliori. Il passo a due di "Thais" è danzato da Viviana Durante e Jonathan Cope. Non amo particolarmente questi due celebri danzatori e Cope è in difficoltà con i giri e gli arabesque. Segue "Symphonic Variations" che a causa di infortuni offre alla debuttante Alina Cojocaru la possibilità di danzare a fianco di colleghi affermati come Mara Galeazzi e Joahn Kobborg. Gli interpreti maschili non mi convincono. Anche questo balletto era nel repertorio di Nureyev, ma ha una scrittura talmente lirica che preferirei vederlo danzato da Manuel Legris o Jean Guillaume Bart. Sono passati appena 24 minuti e arriva il secondo intervallo. Decisamente stasera le pause sono più lunghe dei balletti! Zoppicante mi aggiro nella Floral Hall dove nelle bacheche si trovano esposti i costumi disegnati da Cecil Beaton e indossati da Fonteyn e Nureyev: mi appaiono piccoli, oggi la morfologia dei ballerini è decisamente diversa. Lo spettacolo si chiude con "Marguerite and Armand". Per la prima volta il balletto va in scena con un cast diverso da quello originale, la mitica coppia Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev, che ebbi la fortuna di ammirare in questo discusso lavoro nel lontano 1977 sempre a Londra, ma al Coliseum. Per 22 anni nessuno ha osato riproporre una coreografia considerata un melodramma plasmato sui manierismi di due star e ci voleva un personaggio come Sylvie Guillem per accettare la sfida. Al limite la discussione poteva gravare sul partner, ma basta enumerare i pochissimi con cui la stella francese si esibisce per giungere alla conclusione che Nicolas Le Riche è la scelta ovvia. E non solo si rivela ovvia, anzi. Già alla creazione qualcuno aveva rilevato che questo era il balletto di Nureyev, così selvaggio e fiero, più che della coppia. Se la danza di Roberto fa pensare all'aria, quella di Le Riche invece fa pensare all'acciaio, potente e muscolare. Si slancia come un proiettile e taglia lo spazio come la lama di una scimitarra. Nei giri non raggiunge ovviamente la velocità di Nureyev ma la violenza con cui esprime le emozioni di Armand mi commuove fino alle lacrime. Anche all'uscita degli artisti i fan stringono d'assedio Le Riche, lasciando Guillem sola in disparte. Ho ricordi di una maggior morbidezza nell'interpretazione del 1977 ma potrebbe essere un fattore legato all'età degli interpreti. Chi ha assistito alla creazione mi conferma che l'irruenza e la violenza erano eccome presenti allora e più tardi erano andate via via scemando. Rimane centrale l'apparizione di Armand, le corse col mantello, gli accenti che donano brillantezza alla coreografia, i passi simili a singhiozzi di Marguerite. Un lungo, lunghissimo passo a due d'amore e morte. Susy |