Madina, Milano, Ottobre 2021

 

Conversazione a tre voci per raccontare una serata alla Scala con Roberto Bolle in scena

Daniela: L’ultima volta che sono stata alla scala è stato 658 giorni fa. Sono tanti, anzi tantissimi. Mentre salgo le scale che mi portano al mio posto di affaccio in prima galleria, sento il cuore che batte sempre più forte e, no, non è solo per il lieve affanno che mi viene a causa del poco allenamento e di qualche chilo di troppo messo su nel frattempo. Sono sinceramente emozionata. Ma è una emozione diversa, più intima. “Torneremo a rivedere le stelle” era stato detto ed io, appena è stato possibile, sono tornata a vedere la stella più luminosa del mio personale firmamento. La mia stella preferita. Avevo lasciato il Roberto di Roland Petit e ritrovo oggi il Roberto di Bigonzetti, che gli affida un ruolo tremendo: il violento e rude Zio di una ragazza che non voleva morire, Madina (Antonella Albano). Un balletto, con “inserti” cantati e recitati che in circa un’ora e mezzo catapulta gli spettatori in una realtà cruda e spietata.

Paola: Ho voluto rivederlo perché mi sembrava che alla prima mi fossero sfuggiti dei particolari, e in più ho pensato che conoscendo già la storia (la coreografia più che altro) sarei riuscita a apprezzare tutto, sfumature comprese. Per esempio, la prima volta, devo essere onesta, mi aveva disturbato un po' la modalità di fare musica, mentre stasera mi ha accompagnato nel racconto. Credo che l'effetto di fastidio fosse voluto.

Susy: Di solito acquisto il biglietto per la prima in modo da vedere lo spettacolo senza aver letto i pareri altrui, ma stavolta ho scelto l’ultima recita. Madina è un lavoro ibrido in cui si mescolano, musica, canto, danza e recitazione. Ispirato a un’opera letteraria (in questi giorni molti grandi teatri d’opera, come ad esempio Londra, Parigi, Stoccolma, affrontano una creazione di danza di matrice romanzata), esalta l’ardita scelta della Scala di portare il pubblico oltre la funzione dilettevole dell’arte verso piuttosto una riflessione sul destino dell’umanità.
La prima scena è grandiosa e folgorante, divisa su due livelli. In alto appare Roberto Bolle con lo stesso costume color carne che indosserà per il finale. E’ avvolto dalle fiamme proiettate sul ledwall e a me richiama immediatamente l’incendio del Walhalla nel Crepuscolo degli dei wagneriano. Il personaggio di Kamzan, prima messo a capo dei violenti ribelli e poi travolto dalla sua stessa cultura di morte, appare consumato come Wotan e il suo universo.
Seguono scene che contrappongono la cultura tribale della vendetta spietata a quella metropolitana della stabilità indifferente. La danza illustra benissimo il contrasto e si fonde con la musica, fino a sottolineare l’atteggiamento di pregiudizio, di diffidenza e persino di odio nei confronti del diverso.
La coreografia di Mauro Bigonzetti è energica ed atletica al limite dell’hip hop. Particolarmente ispirati sono i passi per Kamzan, frutto della lunga collaborazione con Roberto.

Daniela: Dal mio posto in galleria ho apprezzato moltissimo le parti affidate al corpo di ballo e - sebbene da distante non potessi coglierne bene tutte le sfumature - l’eloquente espressività e fisicità dei protagonisti. Roberto è un danzatore incredibile che riesce a farmi dimenticare il “Principe” per dare vita ad un personaggio che più lontano da lui non potrebbe essere. Un ruolo sfidante e impegnativo. Ci vuole coraggio per mettersi alla prova in questo modo, soprattutto quando si è a certi livelli.

Paola: Kamzan non mi è sembrato così negativo, ho colto che il confine fra buono e cattivo non è definito nella storia, sono tutti vittime infine e carnefici insieme.

Susy: Risulta abbastanza ripetitivo il movimento strisciante della protagonista, quasi a sottolinearne la posizione di vittima.

Paola: Antonella è meravigliosa, una Madina lacerata.
Della coreo mi è piaciuta anche la coralità dei corpi "nudi", anime tormentate, fantasmi che tornano alla memoria del cuore.
E Madina che si dispera sul corpo morente di Kamzan mi ha colpito molto. Non ci ho visto sete di vendetta, ho sentito disperazione.
Finalmente ha smesso di anestetizzarsi dal dolore, dai sentimenti.

Susy: Alla fine ho sentito prevalere sul tema della violenza verso le donne quello della necessità di raggiungere la salvezza attraverso l'amore e la pace. Dovrebbe essere portato in tournée in ogni parte del mondo!

Daniela: Gli applausi scrosciano fragorosi alla fine della serata e sono più che mai meritati per questo ragazzo straordinario che riesce sempre a stupirmi, farmi sognare e riflettere qualsiasi cosa faccia o dica. O meglio ancora, qualsiasi cosa decida di danzare.

 

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