Sulle punte per Mirandola, Dicembre 2012

 

 

Dopo aver visto Roberto Bolle danzare dal vivo 99 volte in 14 anni, tutto congiurava contro il raggiungimento del fatidico traguardo dei 100 spettacoli. Prima la cancellazione delle recite di "Roméo et Juliette" alla Scala e poi la notizia che i biglietti del gala di Mirandola erano riservati ai residenti delle aree terremotate mi avevano convinto che avrei dovuto rimandare la celebrazione al 2013. Il destino però trova le sue strade e alla vigilia due inviti diventano disponibili per l'impossibilità dei destinatari a lasciare Milano. Inutile contrastare il fato! Ci ritroviamo in tribuna accanto a due note giornaliste, sotto la bianca tensostruttura che sostituisce il teatro danneggiato dal terremoto. Questo gala onora la danza italiana. In platea vediamo Amedeo Amodio e Francesco Ventriglia, mentre sul palco sale Elisabetta Terabust ad accogliere il pubblico e a ringraziare tutti i danzatori, nomi di spicco di Aterballetto, Maggiodanza, San Carlo, Opera di Roma e Scala, su cui regna il Divino.

Si inizia con un brano di Bigonzetti che anche nell'eccellente esecuzione non ha le qualità per brillare. Segue un passo a due di Nacho Duato che testimonia la sua affiliazione a Kylian e che convince per la bellissima resa di Alessandra Veronetti e Alessandro Macario.
Crescendo di applausi per lo stile inappuntabile di Alessia Gay e Alessio Rezza nel brillante passo a due dei contadini: menzione speciale per i doppi tour en l'air di Rezza chiusi in una quinta posizione da manuale. Zaloa Fabbrini e Michele Satriano di MaggioDanza esaltano l'impronta inconfondibile della coreografia di Francesco Ventriglia, così ricca di pathos.
Una piccola delusione per l'impietoso confronto tra il Don José/Corto Maltese di Alessandro Macario e quello del Divino, che fortunatamente i Bollerini ammirarono al Teatro degli Arcimboldi nel 2005. La versione di Amedeo Amodio è molto differente da quella di Roland Petit. E' molto più aderente al romanzo e all'opera lirica e il protagonista maschile deve misurarsi con una coreografia che rende benissimo la sua fragilità, la sua sconfitta, il suo tormento nella doppia prigionia del carcere e della mente. Tutto questo stasera non risulta sufficientemente amplificato e solo nel passo a due con Anbeta Toromani si coglie il ritorno alla libertà e al gioco erotico.
I solisti scaligeri Antonella Albano e Claudio Coviello si cimentano nel tormentato passo a due del secondo atto di Giselle, lei spirito amorevole e lui giovane principe che lotta col rimorso e per la vita. Si percepiscono le qualità necessarie a raggiungere la maturazione artistica richiesta da questo caposaldo del repertorio romantico.
I primi accenni di entusiasmo manifestato dal pubblico non solo con le mani ma anche con la voce arrivano al termine del secondo brano danzato da Noemi Arcangeli e Philippe Kratz. Ho il sospetto che la motivazione sia da attribuire più alla bella canzone di Ligabue che non alla coreografia di Bigonzetti, che non sempre rimane aderente alla musica e a tratti si allontana perdendosi per poi ritrovarsi dopo qualche battuta.

Il gala è arrivato ora al momento più atteso. Lo si percepisce nell'atmosfera di sospensione che le prime note di Bizet creano nel pubblico. Roberto e Sabrina volgono le spalle e si tengono per mano. Quando ci svelano i loro volti si capisce subito lo sgomento e la frustrazione di Vivette davanti alla follia di Frédéri. L'ultima volta che avevo visto il Divino in questo brano era stato in circostanze ugualmente drammatiche e commoventi. Stasera si riescono a cogliere nuove profondità: la purezza del gesto è sempre lì, ma potenziata da brevi pause che poi fanno deflagrare il turbamento con grande violenza. Le viscere si attorcigliano, il respiro si mozza e la sofferenza si trasmette dalla scena al pubblico, per poi spandersi ovunque in ondate sempre più travolgenti. Sarà anche a detta dei critici una delle coreografie meno geniali di Petit, ma che sapienza scenica!
Forma fisica e coinvolgimento interpretativo straordinari da parte di entrambi. Un tuffo oltre la finestra e il boato degli spettatori, unito al ritmico battere dei piedi, scuote la tensostruttura. Roberto, solo al centro della ribalta e con le braccia alzate, riceve anche con ripetute richieste di bis l'omaggio e la gratitudine per aver regalato tutto se stesso. Poi chiama Sabrina e con lei fa da cardine alle ali composte dalle altre coppie. Il pubblico abbandona il sogno solo quando i danzatori tornano definitivamente dietro le quinte.

Torniamo a passi lenti verso il parcheggio. Lo abbiamo quasi raggiunto quando vediamo un'auto che ci passa accanto seguita da un codazzo di fan: da dietro al finestrino un Roberto sorridente ci saluta agitando la mano e articolando un Ciao. La luna illumina il viaggio di ritorno sulle strade provinciali che passano tra le rovine spettrali delle chiese e che ci portano alle nostre case profondamente commosse.

Susy

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