Notre Dame de Paris, Milano, Febbraio 2013

 

14 febbraio

E’ proprio vero l’aforisma del filosofo tedesco Gotthold Lessing che recita: “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”; infatti, non appena programmo di assistere ad uno spettacolo con Roberto Bolle, anche con mesi di anticipo, inizia per me un periodo di “felice attesa”, pregusto tutte le fasi che precedono l’evento e a mano a mano che le vivo mi danno gioia ed eccitazione: la conquista dei biglietti, il viaggio, l’albergo, i “trucchi e parrucchi” prima della serata, tutto in compagnia di mia sorella Dolly, che condivide con me la passione per la Danza e per il Divino e con cui non manca mai l’occasione di lasciarsi andare in esilaranti risate; è una evasione totale dalla routine quotidiana e al culmine di tutto c’è lo spettacolo, al quale arriviamo cariche di energia positiva.
Quanto a “Notre Dame” poi si è aggiunta la curiosità di vedere Roberto nel ruolo insolito del brutto deforme, per di più in una coreografia moderna a cui non eravamo abituate. E' stato particolarmente emozionante sapere che lo spettacolo di questa serata veniva ripreso dalla RAI e trasmesso in diretta in numerose sale cinematografiche italiane.

Non intendo qui fare una recensione sul balletto, ne sono state fatte di così complete ed esaurienti che non avrei nulla da aggiungere; voglio ricordare gli aspetti che mi hanno colpito e i momenti di questo straordinario spettacolo che mi hanno particolarmente emozionato.
Purtroppo la prima impressione che ho avuto vedendo Quasimodo è stata negativa: nel difficile compito di renderlo brutto, il trucco è stato troppo marcato: perché quell’escrescenza sulla guancia? E la bocca deformata? Mi sembra che lo stesso Petit nella sua interpretazione abbia limitato il trucco ai soli occhi e fronte e forse minimamente al lato della bocca, risultando comunque molto convincente.
Passando alle cose belle devo dire che mi ha molto colpito la travolgente energia del corpo di ballo che sin dal primo quadro irrompe prepotentemente sulla scena ed è protagonista quanto i quattro personaggi della storia, con i suoi movimenti ritmici e ripetitivi o con momenti di espressiva staticità, indossando i famosi costumi firmati YSL, dai colori che rispecchiano i diversi stati d’animo, variopinti nell’ilarità della festa dei folli, neri nella sinistra danza funebre che precede l’impiccagione di Esmeralda. Gli arcieri di Phoebus, poi, muovendosi come automi, esprimono l’indifferente sadismo con cui aggrediscono il povero Quasimodo, o l’ottusa arroganza con cui scortano il loro capo.
Frollo, nonostante sia il più discutibile fra i protagonisti, mi ha suscitato pietà e, all’inizio, perfino simpatia; infondo nasce come persona generosa, avendo salvato Quasimodo dalla morte certa cui erano destinati a quei tempi i neonati deformi, e come religioso convinto, per il quale la moralità del proprio gregge è al primo posto, ma il suo equilibrio è sconvolto dalla dannata passione per Esmeralda che lo induce, suo malgrado, a comportamenti scabrosi e malvagi.
Roberto-Quasimodo mi ha fatto subito tenerezza: da “signore nessuno”, deriso o, peggio, schivato da tutti, assurge alla gloria di Re dei Folli ed è stato bello osservare questa sua prima trasformazione, timido, pauroso e diffidente all’inizio, disinibito, complice, incredulo nel momento del trionfo.
Poi compare Esmeralda, input di tutta la vicenda, anch’essa personaggio contraddittorio che, oltre a rappresentare l’ossessione di Frollo, farà innamorare di sé sia Phoebus che Quasimodo.
Di rara bellezza è stato il passo a tre con Esmeralda, Phoebus e Frollo: la coreografia è sostenuta da una musica da brivido che non fa da semplice accompagnamento, ma è essa stessa attrice, l’atmosfera si trasforma da frivola e spensierata durante il corteggiamento del capo degli arcieri nei confronti della zingara, a presaga di morte nell’alternanza dei momenti di passione fra i due innamorati e le intromissioni nevrotiche e disperate del diacono, culminando con l’esplosione della tragedia quando quest’ultimo uccide il suo rivale. 
Ma la poesia e la bellezza toccano l’apice nel pdd tra Esmeralda e Quasimodo; è stato fantastico assistere alla trasformazione del rapporto fra i due: alla timidezza iniziale di lui e alla sua diffidenza si sostituisce poco a poco la fiducia, il gioco, l’affetto: lei non è più la zingara sensuale e provocante, lui si spoglia della sua deformità e diventano due anime pure, complici nel dimenticare la loro sfortunata realtà, animate da un amore che nulla chiede in cambio, lei consola lui e lui consola lei, e la protegge e tranquillizza in quella sublime immagine in cui la culla mentre si abbandona ad un sonno liberatorio. Roberto in questo pdd tocca l’apice dell’espressività, entrando perfettamente dentro al personaggio, facendone propri gli stati d’animo e trasmettendoli allo spettatore.
Grande commozione ha suscitato la scena finale: dopo la sfrenata danza macabra, accompagnata solo da percussioni, tutto si ferma, un suono lento di violino accompagna Quasimodo che, in un’atmosfera spettrale, mentre Esmeralda sta per essere impiccata, è l’unico a muoversi verso Frollo, e lo uccide nel momento stesso in cui anche la sua amata viene uccisa. Poi, finalmente nella sua splendida posizione eretta, Roberto-Quasimodo si impossessa del corpo esanime della zingara e lo mostra con sul viso e negli occhi una indimenticabile e coinvolgente espressione di dolore.
Come ho già accennato, l’interpretazione di Roberto è stata toccante e ha dimostrato il massimo grado di maturità raggiunto dalla nostra étoile; ma è stata eccezionale anche l’energia sprigionata dal Divino in alcuni momenti del balletto, nei quali è sembrato non essere soggetto alla forza di gravità, come nella scena della gogna, quando circondato dagli arcieri esegue da fermo dei salti mozzafiato, oppure nel primo quadro del secondo atto, quando si getta più volte a terra “a peso morto” sugli avambracci e sembra una piuma priva di peso, nonostante il suo fisico tutt’altro che minuto. L’ho trovato in ottima forma, scattante, preciso e con una tecnica impeccabile. Eccezionale!
Il pubblico ha dimostrato di aver apprezzato lo spettacolo con applausi scroscianti, grida di approvazione e numerose chiamate al proscenio. Roberto ha raccolto la meritata ovazione soddisfatto e commosso.

Ma la serata non è finita qui: con la generosità, gentilezza e disponibilità di sempre, sebbene sfinito per la fatica fisica, a causa della scomoda posizione tenuta durante il balletto, e per lo stress psicologico dovuto al fatto che si era trattato di un debutto, il Divino si è concesso ai suoi numerosi fans che lo aspettavano all’uscita dal Teatro, per foto e autografi, regalando a tutti i suoi splendidi sorrisi. E io finalmente sono riuscita ad ottenere una foto insieme al mio idolo.

Annalu’

 

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