Onegin, Milano, Ottobre
2010
L'arrivo a Milano è sotto il
segno della Fortuna. Troviamo immediatamente un comodo parcheggio e ci dirigiamo
in biglietteria per chi si è aggiunto alla trasferta senza aver prenotato.
Siamo sparsi in tutti i settori del teatro. Io e la bollerina londinese siamo
felicissime dei nostri posti di palco: appollaiate sugli alti sgabelli dietro ad
una coppia di canadesi e altri due spettatori assimilabili a mummie, il nostro
entusiasmo sembra fuori posto.
Cominciano a danzare le 8 del cdb che fanno corona ad Olga e subito si nota la
mancanza d'insieme, probabilmente non aiutano le differenze di corporatura che
implicano una diversa velocità di esecuzione dei passi e di conseguenza una
diversa musicalità. Il pubblico però applaude
a ogni pezzo, soddisfatto. Entra in scena Roberto Bolle e subito si nota lo sguardo
fiammeggiante, il piglio volitivo, un vero eroe uscito dalla letteratura
romantica del periodo. Muove i primi passi e basta un rond de jambe à terre per
gustare la perfezione della danza. I salti nascono dal nulla e sono incredibili,
ampi e ariosi. Il cdb continua a non convincermi e quando attraversano
in diagonale il palcoscenico da destra a sinistra e viceversa continuano a
sbattere contro le quinte. Capisco se fosse stata la prima, ma alla seconda
recita possibile che non abbiano saputo prendere le misure o almeno richiedere
un diverso posizionamento delle quinte? Bah!
Al passo a due dello specchio si
forma un groppo in gola: stiamo tutti sognando l'amore di Tatiana. La Eichwald
è di gran lunga la migliore di tutte le interpreti del ruolo che ho avuto la
fortuna di vedere dal vivo e non erano danzatrici da poco! Nel romanzo serpeggia
ripetutamente il dubbio che attanaglia la protagonista: Onegin è un angelo o un
demone sdegnoso? Questa domanda emerge chiarissima dai movimenti della Eichwald
rendendo ogni parola superflua. Mi lascia solo
perplessa lo svolazzo delle braccia di Onegin quando sparisce nello specchio.
Si
accendono le luci in sala e già mi raggiunge un sms della bollerina che assiste alla
recita dalla 1.a galleria centrale: "Stupendo!" Lei ha purtroppo
assistito in passato a recite con interpreti indegni del ruolo di Onegin...
Bellissimo il flirt del 2.o atto con Olga, degno di quello di Armand con
Olympia.
Sta per arrivare il momento che temo di più, il 3.o atto... Io sono fissata,
ormai è una mania.
Quei trucchi pesanti che stravolgono i lineamenti dei danzatori mi sembra
sviliscano la validità dell'interpretazione. Io non amo vedere incanutimenti
precoci, maschere in stile film muto degli anni 20. Così
mi pare che tutti diventino caricature e vengano cancellate le caratteristiche
più rilevanti dell'interpretazione. Anche il Divino è a
mio parere troppo truccato. Per fortuna il bianco è abbastanza contenuto ma
avrei preferito una maggiore naturalezza nella pettinatura e sul viso, così
avrei goduto totalmente della bella resa emotiva del finale. E che insuperabile
preambolo è il semicerchio che Onegin compie lentamente attorno a Tatiana che
danza col marito! Ai miei occhi non una manifestazione di rimpianto per
l'occasione perduta, piuttosto il vortice del falco che studia la preda prima di
piombarle addosso. Da brividi.
Peccato che il pubblico degli abbonati fosse deciso ad andarsene a casa presto e
abbia donato solo 5 minuti di applausi ai due protagonisti che ne avrebbero
meritato 10 volte tanto.
All'uscita degli artisti faccio una foto-ricordo con la bollerina londinese, la
sua prima volta in Scala è da immortalare per sempre. Roberto riserva a tutti e
in particolare a lei un'accoglienza calorosissima. Scontata la domanda se pensa
di tornare a Londra ma lui non risponde.
Il ritorno in auto è dei più rumorosi che mi siano mai capitati: nessuno dei
passeggeri dorme, tutti cercano di valutare la possibilità di
tornare per una delle ultime due recite del Divino e anche si augurano che il
titolo venga subito ripreso in Scala.
Susy
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