Ferri Bolle & Friends, Tokyo, Estate 2019
Cosa succede quando gli spettacoli Roberto Bolle
and Friends diventano Ferri Bolle and Friends? Prima di tutto si corre a
prendere il biglietto e a preparare il viaggio: sta per scriversi una
pagina di storia ed essere presenti è un autentico privilegio. Il tutto è
reso un po’ più difficile dal fatto che le recite hanno luogo in Giappone
e non in Italia come vorrebbe la logica. Sforzo produttivo gigantesco già
per i Friends che, pur avendo in varie edizioni partecipato al Bolle and
Friends, mai erano stati riuniti assieme: la coppia Azzoni- Riabko,
Marcelo Gomes, Mizuka Ueno
(questi quattro nati tutti negli anni ’70 come Roberto), Melissa Hamilton e poi i due leggendari
danzatori italiani di nuovo in scena a formare l’ancor più leggendaria
coppia, per il percorso particolare che hanno attraversato, un intreccio
di debutti e di addii, un trovarsi, lasciarsi e ritrovarsi che è fuori dal
comune. Gli spettacoli sono programmati alla Bunkyo Civic
Hall che permette un’ottima visione da qualsiasi posto, grazie al
pavimento digradante e alle poltrone sfalsate. Dopo un primo sopralluogo,
a cui aggiungo la salita al belvedere da cui si spazia su Tokyo, e un
secondo per individuare l’uscita degli artisti e consegnare un omaggio per
Roberto, finalmente arriva l’afosa serata della prima. La campagna
pubblicitaria aveva puntato sul balletto Marguerite and Armand di Ashton,
sufficiente a stuzzicare l’entusiasmo: entrando nel foyer ci si imbatte in
due sagome di cartone a grandezza naturale dei due protagonisti e
moltissimi spettatori ne approfittano per una foto in stile pas de deux.
Mentre il programma B costituisce un omaggio a John Neumeier, la scaletta
per le recite del programma A assume l’impronta di una maratona. Tre
parti, dunque due intervalli; nessun brano in tutu e coreografie tutte
successive a quella di Ashton, di cui alcune proposte interamente;
superlavoro per Alexandre Riabko che compare nel cast di quattro dei sette
titoli in locandina. Per rompere il ghiaccio il sempre magico
“Caravaggio”, con la sua plasticità e la sua potenza, in cui Roberto Bolle
e Melissa Hamilton possono sfoggiare tutta la loro arte. Subito dopo un
passo a due su musiche di Bach tratto da un lavoro che porta la firma di
Natalia Horecna. “Falling for the Art of Flying” esalta la coppia
Azzoni-Riabko, tenero incontro con reminiscenze di Ek. Chiude la prima
parte Bolero di Roland Petit, un tuffo nello stile music-hall con continui
riferimenti all’iconica versione di Béjart. Se Mizuka Ueno brilla per la
sua bellezza nel semplice accademico nero, più penalizzato risulta Marcelo
Gomes, non tanto per l’interpretazione ironica e ammiccante quanto per
l’orrendo costume che deve indossare. All’intervallo il pubblico si sofferma a
fotografare John Neumeier che sta assistendo allo spettacolo. La seconda parte si apre con Ami, una coreografia
di Marcelo Gomes su musiche di Chopin. L’autore ne è l’interprete con il
mattatore Riabko e insieme si stuzzicano, litigano, fanno pace, si emulano
in un gioco sempre interessante specie trattandosi di un passo a due
maschile. Roberto e Melissa tornano in scena per Qualia e si capisce cosa
significa il termine “bionico”. In chiusura il passo a due dell’Arlesienne
di Roland Petit, che permette a Riabko di sfoggiare tutto il suo smalto
tecnico e attoriale. Arriva il tanto atteso momento di “Marguerite and
Armand”. Dalla riproposta di questa coreografia accantonata per tanti
decenni sono sempre rimasta convinta dagli Armand, un po’ meno dalle
Marguerite, tutte troppo alte, troppo bionde, troppo atletiche, troppo in
forma. Mi rendo conto che i fisici cambiano e non posso aspettarmi di
rivivere le sensazioni del 1977, quando a Londra vidi il balletto con
Nureyev e Fonteyn. Eppure sono convinta che una sintesi così estrema della
storia della signora delle camelie poggi sul contrasto tra i passi
virtuosi riservati ad Armand e i piccoli gesti destinati a Marguerite. Il
dramma deve pulsare non tanto per la bravura dell’esecuzione quanto per il
raggiungimento della fusione tra due esseri con la stessa fame di vita e
di amore. A mio parere questo aveva in mente Ashton: niente più che un
modo di illustrare la nascita della reazione tra l’irruenza di Nureyev e
la delicatezza di Fonteyn. Il cast di stasera è sontuoso, ad Alessandra e
Roberto si aggiungono Gomes nel ruolo di Duval e Riabko in quello del
Duca. Già da subito si nota quanto Roberto sia in forma e forse sta
ballando l’ardua coreografia come mai prima. Ma è alla scena della festa
che si rivela tutta la verità della storia d’amore: Armand che entra da
sinistra, Marguerite al centro che lo vede e rimane folgorata, lo sguardo
catturato dall’ardore di lui. Nessun dubbio che sia vita o finzione:
questi sono veri sentimenti, che fanno battere il cuore. Da qui, da questo
lungo istante in poi, si susseguono gli eventi in maniera appassionata,
dolorosa, tragica, tutto il pubblico muto e partecipe della sofferta
vicenda dei due amanti. Per la loro capacità di essere Marguerite e Armand
il trionfo e le lunghe chiamate al proscenio sono un sentito omaggio
tributato ai leggendari Alessandra e Roberto. Dopo le numerose aperture di sipario il finale
prevede la sfilata degli interpreti che accennano i passi di quello che
hanno proposto mentre vengono accompagnati dalle piacevoli note del
concerto per violino e orchestra di Kabalevsky. Ovviamente mi ritrovo all’uscita degli artisti in una lunga coda ordinata nel vicolo buio e stretto; da molti fan sento che assisteranno a tutte le recite e questa fedeltà fa sorridere ancor più luminosamente un soddisfatto Roberto, le mani piene di fiori e omaggi, impegnatissimo a firmare autografi e fare foto, nella calura estiva di Tokyo solo leggermente mitigata dalla notte.
1 agosto Arriva la prima replica di uno spettacolo
perfettamente congegnato dal bravissimo direttore artistico che le azzecca
tutte! Ci sarà minor tensione rispetto alla recita di ieri? Si perde un
pizzico dell’effetto sorpresa ma si possono cogliere nuovi dettagli. In
pratica però mi ritrovo ad attendere spasmodicamente l’inizio di
Marguerite and Armand, anche per verificare il senso di meraviglia che ho
provato. Davvero la fusione risulta ancor più marcata, la perfetta
esecuzione dei passi di Armand e dei gesti di Marguerite, i loro sguardi
così intensi e brucianti sono capaci di approfondimento e alla fine
Roberto non riesce a nascondere le lacrime. Applausi, urla di Bravo,
spettatori in piedi, splendida serata di danza che ha connesso
palcoscenico e pubblico in un’ondata di commozione. Susy
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