Ferri Bolle & Friends, Tokyo, Estate 2019

 

31 luglio

Cosa succede quando gli spettacoli Roberto Bolle and Friends diventano Ferri Bolle and Friends? Prima di tutto si corre a prendere il biglietto e a preparare il viaggio: sta per scriversi una pagina di storia ed essere presenti è un autentico privilegio. Il tutto è reso un po’ più difficile dal fatto che le recite hanno luogo in Giappone e non in Italia come vorrebbe la logica. Sforzo produttivo gigantesco già per i Friends che, pur avendo in varie edizioni partecipato al Bolle and Friends, mai erano stati riuniti assieme: la coppia Azzoni- Riabko, Marcelo Gomes, Mizuka Ueno (questi quattro nati tutti negli anni ’70 come Roberto), Melissa Hamilton e poi i due leggendari danzatori italiani di nuovo in scena a formare l’ancor più leggendaria coppia, per il percorso particolare che hanno attraversato, un intreccio di debutti e di addii, un trovarsi, lasciarsi e ritrovarsi che è fuori dal comune.

Gli spettacoli sono programmati alla Bunkyo Civic Hall che permette un’ottima visione da qualsiasi posto, grazie al pavimento digradante e alle poltrone sfalsate. Dopo un primo sopralluogo, a cui aggiungo la salita al belvedere da cui si spazia su Tokyo, e un secondo per individuare l’uscita degli artisti e consegnare un omaggio per Roberto, finalmente arriva l’afosa serata della prima. La campagna pubblicitaria aveva puntato sul balletto Marguerite and Armand di Ashton, sufficiente a stuzzicare l’entusiasmo: entrando nel foyer ci si imbatte in due sagome di cartone a grandezza naturale dei due protagonisti e moltissimi spettatori ne approfittano per una foto in stile pas de deux. Mentre il programma B costituisce un omaggio a John Neumeier, la scaletta per le recite del programma A assume l’impronta di una maratona. Tre parti, dunque due intervalli; nessun brano in tutu e coreografie tutte successive a quella di Ashton, di cui alcune proposte interamente; superlavoro per Alexandre Riabko che compare nel cast di quattro dei sette titoli in locandina.

Per rompere il ghiaccio il sempre magico “Caravaggio”, con la sua plasticità e la sua potenza, in cui Roberto Bolle e Melissa Hamilton possono sfoggiare tutta la loro arte. Subito dopo un passo a due su musiche di Bach tratto da un lavoro che porta la firma di Natalia Horecna. “Falling for the Art of Flying” esalta la coppia Azzoni-Riabko, tenero incontro con reminiscenze di Ek. Chiude la prima parte Bolero di Roland Petit, un tuffo nello stile music-hall con continui riferimenti all’iconica versione di Béjart. Se Mizuka Ueno brilla per la sua bellezza nel semplice accademico nero, più penalizzato risulta Marcelo Gomes, non tanto per l’interpretazione ironica e ammiccante quanto per l’orrendo costume che deve indossare.

All’intervallo il pubblico si sofferma a fotografare John Neumeier che sta assistendo allo spettacolo.

La seconda parte si apre con Ami, una coreografia di Marcelo Gomes su musiche di Chopin. L’autore ne è l’interprete con il mattatore Riabko e insieme si stuzzicano, litigano, fanno pace, si emulano in un gioco sempre interessante specie trattandosi di un passo a due maschile. Roberto e Melissa tornano in scena per Qualia e si capisce cosa significa il termine “bionico”. In chiusura il passo a due dell’Arlesienne di Roland Petit, che permette a Riabko di sfoggiare tutto il suo smalto tecnico e attoriale.

Arriva il tanto atteso momento di “Marguerite and Armand”. Dalla riproposta di questa coreografia accantonata per tanti decenni sono sempre rimasta convinta dagli Armand, un po’ meno dalle Marguerite, tutte troppo alte, troppo bionde, troppo atletiche, troppo in forma. Mi rendo conto che i fisici cambiano e non posso aspettarmi di rivivere le sensazioni del 1977, quando a Londra vidi il balletto con Nureyev e Fonteyn. Eppure sono convinta che una sintesi così estrema della storia della signora delle camelie poggi sul contrasto tra i passi virtuosi riservati ad Armand e i piccoli gesti destinati a Marguerite. Il dramma deve pulsare non tanto per la bravura dell’esecuzione quanto per il raggiungimento della fusione tra due esseri con la stessa fame di vita e di amore. A mio parere questo aveva in mente Ashton: niente più che un modo di illustrare la nascita della reazione tra l’irruenza di Nureyev e la delicatezza di Fonteyn.

Il cast di stasera è sontuoso, ad Alessandra e Roberto si aggiungono Gomes nel ruolo di Duval e Riabko in quello del Duca. Già da subito si nota quanto Roberto sia in forma e forse sta ballando l’ardua coreografia come mai prima. Ma è alla scena della festa che si rivela tutta la verità della storia d’amore: Armand che entra da sinistra, Marguerite al centro che lo vede e rimane folgorata, lo sguardo catturato dall’ardore di lui. Nessun dubbio che sia vita o finzione: questi sono veri sentimenti, che fanno battere il cuore. Da qui, da questo lungo istante in poi, si susseguono gli eventi in maniera appassionata, dolorosa, tragica, tutto il pubblico muto e partecipe della sofferta vicenda dei due amanti. Per la loro capacità di essere Marguerite e Armand il trionfo e le lunghe chiamate al proscenio sono un sentito omaggio tributato ai leggendari Alessandra e Roberto.

Dopo le numerose aperture di sipario il finale prevede la sfilata degli interpreti che accennano i passi di quello che hanno proposto mentre vengono accompagnati dalle piacevoli note del concerto per violino e orchestra di Kabalevsky.

Ovviamente mi ritrovo all’uscita degli artisti in una lunga coda ordinata nel vicolo buio e stretto; da molti fan sento che assisteranno a tutte le recite e questa fedeltà fa sorridere ancor più luminosamente un soddisfatto Roberto, le mani piene di fiori e omaggi, impegnatissimo a firmare autografi e fare foto, nella calura estiva di Tokyo solo leggermente mitigata dalla notte.

1 agosto

Arriva la prima replica di uno spettacolo perfettamente congegnato dal bravissimo direttore artistico che le azzecca tutte! Ci sarà minor tensione rispetto alla recita di ieri? Si perde un pizzico dell’effetto sorpresa ma si possono cogliere nuovi dettagli. In pratica però mi ritrovo ad attendere spasmodicamente l’inizio di Marguerite and Armand, anche per verificare il senso di meraviglia che ho provato. Davvero la fusione risulta ancor più marcata, la perfetta esecuzione dei passi di Armand e dei gesti di Marguerite, i loro sguardi così intensi e brucianti sono capaci di approfondimento e alla fine Roberto non riesce a nascondere le lacrime. Applausi, urla di Bravo, spettatori in piedi, splendida serata di danza che ha connesso palcoscenico e pubblico in un’ondata di commozione.

Susy

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