Bolle & Friends, Verona, Luglio 2015

 

Sapere che in programma c’è Opus 100 di Neumeier mi fa venir voglia di esserci ma i problemi sono tanti e non acquisto il biglietto fino a due giorni prima. Ne scelgo uno vicinissimo al palcoscenico. Viaggio in totale relax con aria condizionata a mille per combattere la calura e arrivo puntuale all'appuntamento con gli altri bollerini.
Entro in Arena e mi accorgo che davanti a me siedono Renato Zanella e Silvia Azzoni.
Quest’anno niente ola ma la consueta magia delle candeline accese nel silenzio che precede l’inizio dello spettacolo.

Si comincia con Excelsior e Roberto è incredibile, come se il tempo si fosse fermato a quindici anni fa. Nicoletta Manni gira come una trottola e il pubblico è subito caloroso. Sempre bello rivedere il passo a due da Tryst con la coppia Hamilton-Underwood e il passo a due del balcone di Romeo e Giulietta in cui Roberto trova nella stessa Hamilton una giovane e degna sostituta delle grandi interpreti con cui ha danzato per le loro serate d’addio.

All’intervallo l’incontro a sorpresa con John Neumeier, autore del suggestivo Opus 100. Sebbene creato quasi venti anni fa per un’occasione precisa, costituisce per la sua impronta geniale un piccolo concentrato di temi senza tempo. La prima parte esplora il lavoro del coreografo dal fronte opposto a quello abitualmente mostrato al pubblico, un po’ come anni dopo lo stesso Neumeier ha fatto ampiamente in “Death in Venice”. Per una volta non vediamo come i ballerini vengono plasmati dalle indicazioni che ricevono, vediamo invece darle dalla sedia che è quasi gestatoria e da cui il braccio è guida imperiosa. La seconda parte invece riprende atmosfere e suggestioni di “Canti di un giovane errante”, senza i tormenti ma con chiaro il riferimento attraverso il gesto del volto di uno dei due ballerini appoggiato sulle gambe flesse dell’altro steso a terra. La coppia Bolle-Riabko funziona a meraviglia e scatena l’entusiasmo del pubblico. Così come funziona il trio con Jiri Bubenicek in Canon, con una qualità di movimento così eloquente da lasciare in tutti il senso della vera poesia.

Il grande affiatamento di Golding e Tsygankova brilla in particolare in Delibes Suite. Per quel che riguarda la coreografia di Dawson la citazione di Kylian è palese nel lift che caratterizza il finale di Nuages.

Il finale è un saluto collettivo concertato da una coreografia spumeggiante che manda in visibilio l’Arena gremita e che non vorrebbe lasciar andare via i protagonisti. Sono tutti bravissimi, tutti capaci di riempire con la loro presenza gli spazi giganteschi dell’anfiteatro, ma non ci sono termini di paragone con un maestro di cerimonie come Roberto Bolle, la cui superiorità è comunque schiacciante sotto ogni punto di vista.

Susy

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