Romeo e Giulietta, Londra, Marzo 2006

 

Sono passati quasi 41 anni da quando “Romeo and Juliet” fu creato da Kenneth MacMillan per il Royal Ballet. Egli ideò un dramma brillante in danza nel quale il cast di allora fornì un resoconto elettrizzante e ricco dal punto di vista teatrale della tragedia di Shakespeare. Con la meravigliosa partitura di Sergej Prokofiev e le sontuose scenografie di Nicholas Georgiadis, il balletto ebbe subito come destino quello di diventare sia un classico del 20° secolo che uno dei lavori più popolari del repertorio della danza. Dal momento di quella prima produzione nel 1965, molte generazioni di danzatori sono state ispirate dai ruoli cardine di questo balletto. Ciascun nuovo cast è arricchito dalle opportunità che essi forniscono, in particolar modo quando i due interpreti principali sono, come questa sera, Roberto Bolle e Darcey Bussell. Sono sicuro che la loro interpretazione porterà al top il valore simbolico della vicenda dei due amanti che, nel tempo, è diventata l’archetipo dell’amore perfetto ma avversato dalla società. Dramma di ispirazione medioevale, con vivide caratterizzazioni dei personaggi minori e con la massima compressione del tempo rappresentato, brucia il suo percorso in una sorta di rito sacrificale, con i due giovanissimi protagonisti travolti dagli avvenimenti e dalla impossibilità di un passaggio all’età adulta.

Giulietta è una ragazza fortemente passionale, dotata di ferrea volontà, che nella tragedia rappresenta la figura che prende tutte le decisioni cruciali: il matrimonio segreto, l’assunzione della pozione velenosa, l’unione a Romeo nella morte. Romeo è invece un giovane uomo che ha perso la testa per amore, e che per questo si esalta in un ballo sfrenato da vertigine. In ognuno dei tre atti, i due protagonisti sviluppano insieme un “pas de deux” chiave, che è il punto di partenza attorno al quale è stato poi costruito il resto del balletto.
A Romeo e ai suoi amici più cari viene concesso di esibirsi in passi di bravura, il che riesce a dar loro distinzione dai contendenti di strada, nella piazza del mercato di Verona, e dagli aristocratici maestosi nella scena del ballo. I passi virtuosi sono scientemente esclusi in quanto troppo convenzionali; solo Giulietta e le sue compagne si distinguono per le loro coreografie, che contrastano con i balli dei singoli personaggi e con le scene di verismo popolare. Non ci sono pose pittoresche ed esclusive, nate appositamente per far scrosciare gli applausi alla fine di ogni esibizione e non ci sono neppure entrate sotto i riflettori da parte dei personaggi principali: Romeo si nasconde nella semi-oscurità agli inizi del balletto come anonimo spasimante di Rosalina, mentre l’arrivo di Giulietta al ballo tenuto in suo onore sulle prime non vien neppur notato.
Gli amanti appaiono come giovani alla mercé di una potente società patriarcale e le monumentali scenografie enfatizzano la potenza espressiva di ciò che circonda Romeo e Giulietta e che porterà entrambi alla morte. Solo il loro amore, sia pure di brevissima durata, darà loro pace e felicità: questo amore che sconfigge le brutture terrene è espresso nell’estatico “pas de deux”, alla fine del primo atto, quando la danza dei due giovani amanti è colma di momenti meravigliosamente scintillanti, che raggiungono l’acme quando Giulietta cade indietro tra le braccia dell’amato Romeo, seguendo una traiettoria perfetta di pura e impetuosa felicità. Persino i baci che i due giovani si scambiano sembrano reali.

Ma la morte incombe e, alla fine, il sipario cala sui corpi inanimati dei due ragazzi suicidi per amore e senza la riconciliazione tra le due famiglie nemiche, riconciliazione che invece la tragedia shakespeariana prevede: il doppio suicidio sortisce come unico risultato quello di perdere inutilmente due giovani vite.
Che dire dell’interpretazione dei due protagonisti? 
Roberto è il Romeo per eccellenza, il personaggio al quale ha sempre affermato di sentirsi più legato perché, in fondo, lo ha accompagnato sempre nella sua carriera. Forse è per questo che, ogni volta che lo interpreta, egli sembra far tesoro della maturità dei sentimenti delle profondità del personaggio shakespeariano. Il Romeo di Roberto vive al massimo livello l’intensità dei suoi sentimenti. E’ tutto oppure è niente: e Roberto fa capire che questa caratteristica è una delle cose per cui valga davvero la pena di vivere. Romeo è impulsivo, impetuoso, si dà sempre tutto, fin dal primo momento: nell’impulsività, resa magnificamente da Roberto, sta la sua bellezza, la sua vera natura. Dalla sua interpretazione, il Romeo del Divino appare innanzitutto un ragazzo fedele e leale, che rispetta le regole e al quale non manca il coraggio, ma un coraggio giovanile e spesso irresponsabile e pericoloso. Nella sua interpretazione, Roberto appare imperscrutabile, ma segretamente trasparente, in una contraddizione nei termini. Egli è il balletto, è la scena, è il corpo perfetto e apollineo; ma è anche lo sguardo velato di nostalgia, il sorriso innocente e gentile, è la sua virilità sensuale, il suo schivo orgoglio, la sua magnetica regalità. 
Accanto a lui si muove una Darcey – Giulietta di estrema eleganza, che si muove sul palcoscenico con gesti e passi stilisticamente perfetti. La Bussell è molto brava nell’esplorare la zona di confine tra l’adolescenza di Giulietta e la sua sensualità in sboccio. I suoi occhi si rivolgono costantemente verso il pubblico, sfavillanti per la curiosità, e nello stesso tempo disperati alla ricerca di sicurezza, mentre le sue braccia e le sue gambe continuano a cercar d’assumere movenze da donna adulta. Nonostante l’impalpabilità e la vulnerabilità del suo personaggio, la danza di Darcey è superba, nel cercare di raggiungere il massimo dell’espressività in ogni suo piccolo passo.
Davvero non potevo aspettarmi di meglio da due interpreti che hanno cercato in tutti i modi di scoprire e poi di rivelare al pubblico ogni possibile dettaglio coreografico, in un cammino avvincente sia per loro che per il pubblico stesso, che alla fine dello spettacolo, ha calorosamente ringraziato i suoi beniamini per lo spettacolo proposto.

Giuseppe

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