Romeo e Giulietta, Milano,
Febbraio 2008
8 Febbraio 2008
Quando siamo andati a vedere Romeo e Giulietta è stata una vera
emozione.... sfortunatamente il pubblico all'inizio era molto freddo,ma dopo il primo
atto.... tutti hanno incominciato ad applaudire senza più fermare le mani....
Roberto è stato veramente bravo ad interpretare Romeo... ci ha fatto rimanere a bocca
aperta... come nel Lago dei Cigni(ovviamnte)!!!!!!
Speriamo di rivederlo presto per provare di nuovo una grande emozione!!!!
Sofia e Cristina
20 febbraio 2008
Dopo una fuga dall'ufficio prima della fine dell'orario di lavoro, salgo al volo sul tram e raggiungo gli
altri che già stazionano davanti al teatro.
Entro in platea e vedo Mario Pasi ma nessun altro vip. Sono baciata dalla fortuna: la sedia davanti a me è
vuota! Romeo è in forma strepitosa ma il pubblico sembra in catalessi e non applaude fino alla scena di
Giulietta con la nutrice. Per Julie Kent è la scena più difficile: non ha niente della bambina, è una
bellezza rinascimentale, una madonna del Pollaiolo, non fatica a capire il gesto della nutrice che le mostra
il seno. Ha punte silenziose, un arabesque a 90°, un'eleganza e una leggerezza composta. Poi la scossa: vede
Romeo ed è paralizzata, la sua reazione come se una forza ineluttabile la attraesse e la calamitasse verso
di lui. Alla fine della variazione Roberto si inginocchia davanti a lei e fa scoppiare il teatro in un
applauso lunghissimo. Nei passi a due lei ha un modo molto sensuale di toccarlo, quando scende dai
sollevamenti lo fa scivolandogli addosso con le spalle e la testa, come se gli si avvinghiasse stile
serpente o stile edera, come se i loro due corpi fossero fusi. Alla fine della scena del balcone sono molto
commossa e il pubblico applaude a lungo.
Che Roberto abbia ballato Armand è molto evidente nella scena del matrimonio: arriva da frate Lorenzo con
un'ansia, un'intensità mai misurata prima in una scena solitamente insipida. Nel passo a due della camera da
letto la sensualità è ancor più evidente, quando lei gli scivola davanti inginocchiandosi gli accarezza
tutto il corpo con il viso. Il culmine è sulla tomba: lei si trascina fino ad afferrare il viso di Romeo poi
si gira e muore appoggiando la nuca sul petto di lui.
Alla fine ci sono 3 chiamate ma poi si accendono le luci e la gente esce. In pochissimi aspettiamo
all'uscita degli artisti. Roberto esce presto, gli presentano la mamma della Kent, firma autografi e fa
qualche foto. Lo salutiamo dandogli appuntamento alla sera dopo.
Susy
21 febbraio 2008
Parto da casa con calma e davanti al teatro saluto le altre arrivate prima di me, poi salgo fino alla
galleria. Tutta la fisicità della Giulietta interpretata dalla Kent manca completamente con Alina Cojocaru, lei oscilla continuamente tra una pazza
felicità e una espressione triste con le sopracciglia piegate in giù. Mi fa pensare ad un'adolescente
inebriata dalla novità, dal fatto di giocare a fare la grande. La definirei un "trottolino amoroso"! Ha
punte rumorosissime, arabesque ed estensioni altissime. Nella scena del balcone sono eclatanti le prese al
volo. Roberto non sembra per niente affaticato dalla due recite consecutive ed è sempre un partner
impeccabile.
Le chiamate sono uguali alla sera prima: in teatro hanno fretta di accendere le luci e di tornare a casa.
Lui è molto felice e con la Cojocaru si permette un abbraccio più confidenziale che con la Kent. Ancora
pochissima gente aspetta all'uscita degli artisti e ancora Roberto esce presto. Gli presentano Alberto
Testa, poi si volta verso di noi e ci fa l'inchino come Romeo davanti ai Capuleti. Lo salutiamo dandogli
appuntamento a Bologna.
Susy
23 Febbraio 2008
Ore 9.15: inizia la mia seconda “avventura teatrale” alla Scala, che non è certo nata con i migliori
auspici. Già a partire dall’acquisto dei biglietti due mesi fa: connessione velocissima ma posti infami;
seconda galleria, prima fila, posti 17 e 18. Ma è impossibile rinunciare, e benedico il mio fedele binocolo.
Due giorni fa esplode un raffreddore che cerca di mettermi fuori combattimento. Ieri sera Enrica, l’amica di
Milano che verrà con me a teatro e che mi ospiterà per la notte, mi telefona per una piccola variazione di
programma poiché la sua bimba ha la febbre a 39; questa mattina al risveglio nebbia fittissima che dicono
durerà almeno un paio di giorni, tempo ideale per la mia tosse; proprio quei giorni che sarebbero dovuti
essere quasi primaverili. A questo punto sono andata sul sito della Scala per verificare se effettivamente
Roberto ballerà questa sera o se è successo qualche cosa anche a teatro. Sembra tutto OK. Il treno è in
perfetto orario e ogni tanto c’è uno spiraglio di sole. Forse la giornata migliorerà, e in ogni caso c’è la
certezza di una serata indimenticabile...e lo sarà! Come dice A. de Saint-Exupéry: “Siamo gli uni per gli
altri dei pellegrini che, per strade diverse, cercano con fatica di arrivare in tempo all’appuntamento
fissato.”
Il tempo scorre lento, tra una foto alla locandina di Romeo, l’acquisto di tulipani gialli e rossi e la loro
consegna alla portineria del Teatro “per il Maestro Bolle”. Poi uno spuntino veloce e via per le scale che
conducono alla seconda galleria, scale che, nel mio animo ardente, sembrano portare al Paradiso.
Ed è veramente il Paradiso quando il nostro Divino arriva sulla scena: è un Roberto come sempre perfetto
nell’esecuzione dei passi, ma io lo trovo ancora più consapevole della sua interpretazione, più emotivamente
compreso nella parte, quasi compiaciuto nel dimostrare di saper trasmettere al meglio ogni emozione che
nasce nell’animo di Romeo.
La risata allegra e scanzonata durante il corteggiamento di fanciulle compiacenti, la goliardia con gli
amici Mercuzio e Benvolio, lo stupore e lo stravolgimento dei sensi all’incontro con Giulietta, la passione
travolgente e i baci infuocati durante i pas de deux, il dolore per l’uccisione di Tebaldo e la coscienza
delle conseguenze del suo gesto, la rabbia e lo scoramento profondissimo al momento di lasciare Giulietta
dopo la prima e unica notte d’amore e infine il dolore sovrumano nel crederla morta fino ad infliggersi egli
stesso la morte. Sentimenti fortissimi che Roberto ha lasciato scorrere sul suo viso, sul quale ogni
sorriso, ogni urlo di disperazione, ogni espressione d’angoscia o di gioia lascia il sua segno indelebile,
inciso profondamente nella carne e nel cuore.
Credo di aver seguito i pas de deux di Roberto e Julie e tutto il terzo atto trattenendo completamente il
fiato, respirando solo quel tanto per non fare anch’io la fine dei due amanti di Verona.
E la tensione e la commozione si sono sciolte solo in parte al momento degli applausi finali, orchestrati
some sempre dal Divino Roberto, dal suo sorriso di artista soddisfatto e dai suoi occhi verdissimi che
riflettono le mille luci del teatro e le restituiscono ancora più luminose.
Ma, ormai è abitudine, l’incontro con il nostro Artista non termina con la fine della recita: il contatto
umano con lui è diventata parte integrante dell’ “esperienza Bolle”.
Un po’ di attesa all’uscita artisti e poi ancora applausi per il Divino e lui che, sorridendo timidamente,
continua a ringraziare. Dà l’impressione di essere rilassato: si sistema subito nella sua posizione
strategica dietro il bancone e comincia a firmare autografi a raffica, soffermandosi spesso a dire qualche
parola, a ringraziare, a sorridere, esponendosi con la serenità che gli è propria alle decine di flash che
lo assalgono a pochi centimetri dal viso.
Uscito dal bancone, si ferma a salutare alcune amiche/fans e si concede per un paio di foto. Momenti di
intimità e di familiarità. Noto con emozione che Mamma Mariuccia, accanto ad Emanuela, ha fra le mani i
fiori che avevo portato a Roberto. Lui si ferma a salutare Lia e ad informarsi del piccolo Fabio, il suo
“nipotino acquisito”; guarda una sua foto al cellulare di Lia e sorride intenerito. Di sottofondo le parole
di Papà Luigi: “Eh sì, è molto stanco. Guardate che occhietti lucidi che ha!”, mentre osserva con tenerezza
infinita quel suo Figlio straordinario.
In effetti Roberto ha lo sguardo un po’ appannato; sì, è proprio stanco. Mi azzardo a chiedergli anch’io una
foto? Sono titubante, mi sembra di trattarlo come un oggetto; inizia ad avvicinarsi alla porta per
andarsene, ma il desiderio è troppo forte. Praticamente, quasi senza accorgermene, gli blocco l’uscita e gli
chiedo: “Roberto, hai due minuti per una foto con me?”, e lui sorridendo: “Sì, certo, vieni fuori.”. Mi
appoggia la mano sul braccio ed usciamo insieme. La mia amica è pronta a scattare, io e Roberto ci
abbracciamo, ma Enrica ha dei problemi di scatto; Roberto ride e dà consigli: “Devi tenere premuto il
tasto”. Lo dice una volta, due volte, finché alla fine il flash scatta.
Ringrazio Roberto e lui se ne va, allungando la mano e tenendo la mia finché siamo obbligati a staccarci. Io
ho la vista annebbiata dall’emozione e sento a mala pena Enrica che commenta.. Allibita, mi avvio verso la
macchina, camminando ad un metro d’altezza dal suolo, mentre Roberto e la famiglia proseguono attraversando
la piazza.
Un noto scrittore italiano ha detto che non bisognerebbe mai incontrare di persona i propri miti: si rischia
di ricevere una grande delusione. Questo non vale per Roberto: incontrarlo fuori dal palcoscenico accresce
la stima nei suoi confronti ed è una prova ulteriore della sua simpatia, semplicità ed affabilità.
Grazie, Roberto; è sempre una gioia ed un raro privilegio incontrare la tua Anima.
Manuela
HOME |